Quinto di Treviso, profughi trasferiti. Ma in Veneto crescono le proteste
TREVISO - Saranno trasferiti oggi nella caserma Serena di via Zermanese a Treviso i cento profughi ospitati nella palazzina di Quinto di Treviso. Dopo le forti proteste dei residenti nelle ultime ore e le polemiche politiche, la prefettura di Treviso ha deciso di risolvere la situazione spostando i profughi. A farlo sapere, con un comunicato comune, sono i sindaci di Treviso Giovanni Manildo e di Casier Miriam Giuriati: “La caserma è un bene di proprietà del Ministero della Difesa – precisano -, sul quale i due comuni territorialmente interessati non hanno alcuna competenza”. Alla luce delle recenti proteste, i due si stanno recando sul luogo per incontrare la cittadinanza. Entrambi invitano la comunità a “mantenere un comportamento civile e all'altezza dei valori che da sempre la contraddistinguono. Si invitano pertanto coloro che non sono direttamente coinvolti nella gestione tecnica delle operazioni a non recarsi nell'area interessata”.
- Ultima notte in strada, quindi, per le famiglie di Quinto che hanno protestato così contro “l’invasione dei profughi”. Proprio da lì, ieri, il governatore Zaia aveva parlato di “dichiarazione di guerra” del prefetto: “Quella cui assistiamo oggi a Quinto è la più grande vergogna nella gestione dei migranti, nemmeno ad Eraclea ho visto una situazione del genere – aveva detto -, di clandestini cioè scaricati in appartamenti sfitti in mezzo a chi già vi abita da tempo. Sono individui che non conosciamo per nome, di cui non sappiamo la storia. Il prefetto sappia che questa è una dichiarazione di guerra: immettere decine di clandestini in appartamenti sovraffollati e senza corrente è una indecenza che va subito sanata”.
Il caso di Eraclea citato da Zaia risale a inizio settimana, quando un centinaio di migranti ospitati da una cooperativa ha manifestato sedendosi in mezzo alla strada principale per denunciare il sovraffollamento del residence che li accoglie, la situazione igienico-sanitaria precaria, il cibo a volte insufficiente, l’inadeguatezza delle cure mediche. Anche in questo caso, fiumi di polemiche. L’assessore regionale al Turismo Federico Caner attacca: “Chi vede le proprie strutture ricettive svuotarsi, i propri negozi, bar, ristoranti e agenzie desolatamente privi di clienti, chi rimane senza un lavoro e uno stipendio, saprà chi ringraziare: il governo di Roma e il suo capo, Renzi, il quale aveva assicurato che nessun profugo sarebbe stato più mandato nelle località turistiche”.
Ma il problema dell’accoglienza in Veneto è diffuso. Un nuovo focolaio di polemiche si è acceso a Bassano del Grappa e dintorni, in provincia di Vicenza, per l’ipotesi di destinare una caserma all’accoglienza. Il presidente del Consiglio regionale Roberto Ciambetti mette le mani avanti precisando che la caserma è oggetto di una convenzione e quindi non va toccata. “Sappiamo bene che in Italia il provvisorio diventa stabile: se oggi si aprono le porte della Caserma Monte Grappa per ospitare immigrati quello spazio diventerà un rifugio a tempo indeterminato in totale spregio alle aspettative e ai desideri della cittadinanza e di quanti si sono prodigati in questi mesi per sistemare gli spazi, fare pulizia, avviare i lavori".
Intanto la Prefettura di Venezia, in previsione di nuovi arrivi, fa sapere ai sindaci che è ormai indispensabile “un’organizzazione condivisa dell’accoglienza, essendo ormai la Prefettura quasi del tutto impossibilitata a garantire l’accoglienza con lo strumento delle convenzioni, stante la pressoché esaurita disponibilità alloggiativa offerta da organismi di solidarietà sociale, privati ed enti pubblici”.