17 luglio 2013 ore: 11:30
Economia

Raddoppiate in 8 anni le famiglie in povertà assoluta con a capo un operaio

Rapporto Istat 2012. Raddoppiate anche le famiglie con a capo un lavoratore in proprio e un giovane fino a 34 anni, ma la povertà non risparmia neanche laureati e dirigenti. Maggiormente colpite le famiglie con tre o più figli
Povero che mangia
ROMA - In Italia raddoppiano dal 2005 al 2012 le famiglie in povertà assoluta con a capo un operaio, passano dal 4,4 per cento al 9,4 per cento, ma peggiorano anche quelle con un lavoratore in proprio (passano dal 3,3 al 6 per cento) e quelle con a capo un giovane fino a 34 anni (da 4,1 nel 2005 a 8,1 per cento nel 2012). È quanto afferma l'Istat nel report sulla povertà in Italia diffuso oggi. Un peggioramento generalizzato che coinvolge diverse fasce della popolazione, dagli operai ai dirigenti. 
 
Secondo l'Istat, infatti, "un livello di istruzione medio alto e un lavoro, anche di elevato livello professionale, non garantiscono più dal rischio di cadere in povertà assoluta, soprattutto quando altri membri della famiglia perdono la propria occupazione o modificano la propria posizione professionale". I dati resi noti dall'Istat mostrano come a peggiorare, dal 2011 al 2012, sono anche le condizioni delle famiglie con tutti i componenti occupati (dal 2,5 al 3,6 per cento) o con a capo un occupato (dal 3,9 al 5,5 per cento). Peggiorano nell'ultimo anno le famiglie di operai (dal 7,5 per cento al 9,4) e di lavoratori in proprio (dal 4,2 al 6 per cento), ma la povertà assoluta non ha risparmiato, anche se con numeri inferiori, gli impiegati e i dirigenti, che passano dall'1,3 al 2,6 per cento. Per quanto riguarda i titoli di studio, la povertà aumenta sia per le famiglie con a capo una persona con licenza media inferiore (dal 6,2 al 9,3 per cento) che con a capo un diplomato o un laureato (dal 2 al 3,3 per cento). 
 
Per quanto riguarda le composizione delle famiglie, invece, la povertà assoluta aumenta tra quelle con tre o più componenti, in grande maggioranza quelle con figli. Ad aver assistito maggiormente ad un incremento della povertà assoluta dal 2011 al 2012, le famiglie con tre o più figli, che passano dal 10,4 al 16,2 per cento, se minori dal 10,9 al 17,1 per cento. L'incidenza aumenta anche tra le famiglie con tre (4,7 al 6,6 per cento), quattro (dal 5,2 all'8,3 per cento) e cinque o più componenti (dal 12,3 al 17,2 per cento). Peggiora la condizione delle famiglie monogenitoriali (dal 5,8 al 9,1 per cento) e con membri aggregati (dal 10,4 al 13,3 per cento), per le quali, spiega l'Istat, "l'incidente di povertà assoluta ha ormai oltrepassato il valore medio nazionale. Si conferma e si amplia, quindi, lo svantaggio delle famiglie più ampie, nonostante segnali positivi, seppur su livelli contenuti, si registrino anche tra le persone con meno di 65 anni, sole (dal 3,5 al 4,9 per cento) o in coppia (dal 2,6 al 3,6 per cento)". (ga)
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