Ragazzi egiziani aggrediti, l'Osservatorio antidiscriminazioni: "Violenza inaudita"
PALERMO - "La verità va sicuramente accertata dalle autorità competenti ma resta il fatto ingiustificabile di una violenza inaudita ai danni di minori stranieri inermi". E' questo il commento di Fausta Ferruzza, insegnante e attivista dell'Osservatorio contro le Discriminazioni Razziali Noureddine Adnane sulla violenta aggressione ai tre giovani immigrati avvenuta nel catanese. L'osservatorio si appella anche ai mass media affinchè possano dare una corretta informazione dei fatti senza cadere in approcci interpretativi che possano giustificare gli atti o addirittura colpevolizzare le vittime.
E' intanto in gravissime condizioni di salute il sedicenne egiziano picchiato selvaggiamente con colpi di mazza alla testa e al corpo nell'entroterra del catanese, tra San Cono e San Michele di Ganzaria, da tre adulti italiani che sono stati arrestati grazie a un video registrato col telefonino da una delle vittime. La gravissima aggressione è avvenuta anche contro altri due ragazzi egiziani, rispettivamente di 16 e 17 anni, che hanno riportato soltanto alcune lesioni giudicate guaribili in 5 giorni. Il giovane, invece, è ancora ricoverato nel reparto di rianimazione dell'ospedale Garibaldi-Nesima di Catania dove si trova in stato di coma farmacologico. Sui fatti ancora tutti in fase di accertamento la procura di Caltagirone ha aperto un'inchiesta. Le indagini sono ancora in corso da parte dei carabinieri per identificare anche gli autisti delle due vetture sulle quali sono arrivati i tre aggressori, senza partecipare direttamente alla violenza. Gli immigrati, sono stati colpiti con delle armi mentre facevano rientro nel centro di accoglienza per minori a San Michele di Ganzaria che ospita circa 25 minori.
"E' stata comunque un'aggressione a freddo agghiacciante. Qualsiasi presunto movente - afferma l'insegnante e attivista dell'Osservatorio - non può mai giustificare degli atti di violenza così grave perpetrati ai danni di minorenni indifesi e inermi. La fortuna ha voluto che una delle vittime sia stata in grado di filmare tutto altrimenti il rischio ancora più grosso sarebbe stato che avrebbero potuto farla franca. Sono sotto gli occhi di tutti purtroppo certe forme di violenza che ormai avvengono senza più freni inibitori con il rischio di uccidere le vittime e questo è davvero preoccupante. Nel caso in questione anche il linguaggio utilizzato dagli aggressori potrebbe lasciare intendere uno sfondo anche di tipo razziale". "Ci appelliamo anche a tutti i mezzi di informazione di massa affinchè possano avere il giusto approccio informativo lontano da alcune forme di interpretazioni rischiose che potrebbero indurre l'opinione pubblica quasi a giustificare la violenza o addirittura a colpevolizzare le vittime. Stiamo attenti a immaginare una facile quanto approssimativa lettura che vede la contrapposizione tra il 'noi del territorio' e 'loro gli intrusi' venuti a disturbare per cui qualsiasi cosa facciano è comunque sbagliata. Proprio perché sappiamo quanto sia complessa e delicata la situazione di vita dei giovani stranieri accolti nel nostro territorio occorrerebbe inquadrare i fatti in un quadro equilibrato piuttosto ampio".
Sulla stessa linea è anche un'altra insegnante e attivista dell'osservatorio Mariarosa Ragonese. "L'invito in questo momento ai mass media è quello di essere molto critici - sottolinea l'attivista Mariarosa Ragonese - e vigili nell'ascoltare e nell'utilizzare con attenzione i termini e le espressioni più opportune per riportare i fatti in modo da favorire una visione più obiettiva ed equilibrata possibile di quanto accaduto. Il rischio in cui si potrebbe cadere è quello di raccontare in modo da indurre a facili e superficiali interpretazioni che possono alimentare sempre di più pregiudizi di stampo razziale molto pericolosi". "Questi gravi episodi di violenza e di intolleranza - aggiunge la ancora la docente - nei confronti di questi ragazzi che si ritrovano a subire situazioni veramente penose dovrebbero spingerci a riflettere. La prima considerazione da fare è quella di capire le condizioni in cui spesso vivono questi giovani stranieri a cui spesso, soprattutto in piccoli centri lontano dalle città, non vengono garantite le condizioni minime per potersi integrare realmente nel territorio. Alcuni li accusano di girovagare per i paesi senza sapere cosa fare ma chiediamoci cosa facciamo per loro che certamente non possono rimanere reclusi ad aspettare che qualcuno si pronunci sul loro status. La strada rimane sempre quella di incentivare a tutto campo la sensibilizzazione sul tema dell'immigrazione a partire dalle scuole ma anche in altri contesti in cui incontrare la cittadinanza per fare passare la cultura dell'accoglienza lontano da tutto quello che possono essere le chiusure che nei casi più gravi possono sfociare in odio e violenza". (set)