Rapporto Bes, segnali di arretramento nella tutela del paesaggio e patrimonio culturale
Roma - L'Italia conserva il primato nella Lista del patrimonio mondiale dell'Unesco per numero di beni iscritti (51, pari al 4,8% del totale), seguita - ormai a brevissima distanza - dalla Cina (50) e poi da Spagna, Francia e Germania. Tuttavia, il quadro complessivo del dominio Paesaggio e patrimonio culturale segnala in molti casi difficolta' e arretramenti, in parte riconducibili alla lunga crisi economica che ha caratterizzato gli ultimi anni. Cosi' l'Istat nel 'Rapporto sul Benessere equo e sostenibile'.
Si e', infatti, ridotta sensibilmente la spesa pubblica destinata alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale (dallo 0,3% della spesa complessiva delle Amministrazioni centrali del 2009 allo 0,2% del 2015) e continua a crescere - sia pure nel contesto di una generale contrazione della produzione edilizia - il tasso di abusivismo. Si stima, infatti, che nel 2015 siano state realizzate quasi 20 costruzioni abusive ogni 100 autorizzate, contro le 17,6 dell'anno precedente e le 9,3 del 2008.
Coerentemente con questi segnali negativi aumenta - soprattutto fra i giovani - la quota di italiani che si dichiarano insoddisfatti del paesaggio del luogo di vita, ritenendolo "affetto da evidente degrado"; sono il 22,1% nel 2015 contro il 20,1% dell'anno precedente e il 18,3% del 2012. Si osserva, contestualmente, un declino dell'attenzione al tema della sua tutela: diminuiscono, infatti, gli italiani che indicano "la rovina del paesaggio causata dall'eccessiva costruzione di edifici" fra le cinque maggiori preoccupazioni in materia ambientale (15,7% nel 2015 contro 17,1% nel 2014).
Le differenze regionali riguardano prevalentemente le politiche pubbliche e l'abusivismo. Se si esclude la Sardegna, che si attesta su livelli di spesa intorno ai 14 euro, i comuni meridionali spendono in media 3,5 euro pro-capite a fronte di una media italiana di 10 euro. In Campania e Calabria il numero di edifici costruiti illegalmente si stima in crescita nel 2015: la quota rispetto a quelli autorizzati e' pari rispettivamente a 63,3% e 61,8%; nelle altre regioni del Mezzogiorno si supera il 30%.
(DIRE)