2 settembre 2014 ore: 16:04
Immigrazione

Rapporto medico-paziente, la mediazione culturale arriva in sala operatoria

Marianna Golub, mediatrice di 38 anni di origine moldava, è entrata nella sala operatoria del S. Anna di Cona a Ferrara per far da tramite tra l’équipe di neurochirurgia e un paziente di origine romene, che non capisce e parla l’italiano. Una presenza fondamentale per non compromettere l’operazione
Letto ospedale, medico e paziente

boxFERRARA - F. ha 59 anni, è padre e nonno. Viene dalla Romania, in Italia lavora nel settore agricolo. Dopo numerosi svenimenti, arriva all’ospedale S. Anna di Cona di Ferrara. La diagnosi dice tumore al cervello, da rimuovere con un’operazione chirurgica. La data fissata è il 9 luglio. Un intervento complesso ma non raro, una craniotomia con paziente sveglio (definito awake craniotomy): durante l’operazione, il chirurgo stimola alcune zone del cervello per preservare le funzioni cognitive del paziente, passaggio chiave per la riuscita. Ma F. non parla e non capisce l’italiano, idem l’équipe medica con il rumeno: una barriera linguistica che avrebbe potuto compromettere l’esito. Indispensabile, allora, la presenza di una mediatrice culturale e linguistica in sala operatoria: un ruolo fondamentale soprattutto durante le delicate fasi di asportazione del tumore. Per Marianna Golub, 38 anni di origini moldave, la mediatrice scelta, nessun timore o difficoltà: ha seguito il paziente anche in reparto, dopo l’intervento, e ha risposto a tutte le domande della moglie, imprescindibile tramite tra medici e famiglia. Il servizio di mediazione culturale e linguistica è presente da anni nella realtà ospedaliera, ma l’esperienza di F. e Marianna rappresenta una nuova frontiera, la possibilità concreta che venga esteso anche all’ambito della sala operatoria.

Marianna ha conosciuto il paziente prima dell’intervento, lo ha aiutato nelle fase preparatorie e gli ha spiegato tutti i passaggi. Il 7 luglio, è stata sottoposta dalla psicologa ad alcuni esami di carattere cognitivo per verificare la sua capacità di riconoscere gli oggetti e pronunciare correttamente il loro nome. Poi, l’incontro con l’anestesista per capire l’operazione e la dinamica del risveglio del paziente durante la craniotomia. Infine, la sala operatoria con tutto lo staff medico. “Durante tutti i giorni del ricovero, F. si è sempre dimostrato tranquillo e fiducioso – spiegano dalla struttura – Ripeteva: ‘Io no paura, niente nervi, niente stress, niente emozioni. Io curioso!’. Un intervento unico nel suo genere, che mette in risalto l’importanza di un team interdisciplinare, sempre pronto a cimentarsi in nuove esperienze.

“Ringrazio la mediatrice culturale che si è prodigata oltre il dovuto in questo delicato e per lei probabilmente insolito servizio – ha dichiarato Michele Cavallo, Direttore dell’Unità operativa di Neurochirurgia del Sant’Anna – e, ovviamente, tutto lo staff presente in sala operatoria: medici infermieri, tecnici e OSS che hanno permesso di ottenere un ottimo risultato”. (ambra notari)

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