Reddito d’emergenza, falsa partenza: tante domande incomplete
ROMA - Primi problemi per il Reddito d’emergenza introdotto dal governo Conte per far fronte all’emergenza coronavirus e sostenere quanti in questi mesi sono rimasti senza reddito e senza altre misure di sostegno. Nella giornata di ieri, una nota dell’Inps ha reso noto che da un esame delle prime richieste di Reddito di emergenza (Rem) pervenute all’Inps sono “numerose” quelle prive di una Dichiarazione sostitutiva unica (Dsu) valida. Un brutto colpo per una misura dai tempi risicati (si può richiedere entro e non oltre il 30 giugno 2020) e che soltanto nei primi giorni di vita ha ricevuto già oltre 100 mila domande. Per l’esattezza, al 27 maggio scorso, le domande presentate risultavano 100.258, di cui oltre 63 mila presentate dai singoli cittadini per via telematica e solo 37 mila presentate dai patronati.
“L’Istituto ha illustrato con la circolare n. 69 del 3 giugno 2020 le norme che disciplinano il Rem, la nuova misura di sostegno economico introdotta con il decreto legge n. 34/2020 (articolo 82) in favore dei nuclei familiari in difficoltà a causa dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 - si legge nella nota dell’Inps -. Nella circolare è precisato che fra i requisiti richiesti al momento della presentazione della domanda, in aggiunta a quelli socio-economici previsti dalla legge, è indispensabile la presenza di una Dsu valida. In mancanza, la domanda non potrà essere accolta e sarà quindi necessario presentare una Dsu valida e, successivamente, una nuova domanda di Rem”.
Chi non ha presentato una Dsu valida, quindi, dovrà ripresentare la domanda e dovrà farlo prima della fine del mese. Un passaggio necessario ma che potrebbe rappresentare un ulteriore ostacolo sulla strada di una misura che invece avrebbe dovuto raggiungere in tempi brevi i propri beneficiari, come richiesto più volte da chi ha lanciato per prima l’idea di un Reddito d’emergenza, cioè il gruppo di lavoro coordinato dal professor Cristiano Gori, docente di politica sociale all'Università di Trento, insieme al Forum Disuguaglianze e Diversità e all’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS). Nei giorni scorsi, infatti, il team coordinato da Gori aveva già espresso forti dubbi sulla complessità delle procedure per presentare domanda, puntando il dito sopratutto sulla richiesta dell’Isee che potrebbe “scoraggiare le persone che oggi sono fuori dalla rete del welfare pubblico e rendere la misura meno accessibile per i lavoratori del sommerso, per i quali non è prevista una strategia di aggancio con la prospettiva di regolarizzazione”. E la recente nota dell’Inps sembra confermare i timori dei ricercatori. La strada verso il Reddito d’emergenza sembra essere ancora più ripida.(ga)