24 luglio 2013 ore: 11:36
Economia

Reddito d'inclusione sociale: 6 miliardi in 4 anni contro la povertà

La misura proposta da Acli con Caritas Italiana prevede un percorso graduale in cui sarà ampliata man mano la platea dei beneficiari partendo dalle famiglie più bisognose. Per reperire i finanziamenti, un mix di misure di riduzione e riordino della spesa pubblica e di incrementi di imposizione fiscale
Reddito di cittadinanza: uomo sorregge soldi

Reddito di cittadinanza: uomo sorregge soldi

ROMA – Quattro anni e sei miliardi di euro, così il reddito d’inclusione sociale andrà a regime. Sono queste le stime di Acli nazionali e Caritas italiana per far andare a pieno ritmo la misura a sostegno delle famiglie in condizione di povertà (vedi lancio precedente). Per poter dare risposte immediate alle situazioni più critiche e rendere fattibile la riforma dal punto di vista, i promotori hanno pensato a un percorso graduale, di quattro anni appunto, durante il quale sarà aumentato il numero dei beneficiari e stanziate le somme necessarie.

Nel dettaglio, l’impegno di spesa sarà di 900 milioni il primo anno, per raggiungere 375 mila famiglie (il 33 per cento sul totale dei beneficiari a regime), di 2,2 miliardi il secondo (600mila famiglie, 53 per cento),  di 3,7 il terzo (940mila famiglie, 83 per cento), per arrivare ai 6,1 il quarto anno, raggiungendo un milione 130 mila famiglie. Dei 6,062 miliardi complessivi, 4.982 andranno alla prestazione monetaria, 1.078 ai servizi alla persona (cui vanno aggiunti i 566 milioni di spesa annua dei comuni per la lotta alla povertà) e 2,4 alle attività di monitoraggio e valutazione. Durante la transizione, le prestazioni contro la povertà già esistenti verranno via via abolite, “con il risultato che - a partire dal quarto anno - lo sforzo pubblico contro la povertà, oltre a essere ben superiore rispetto a oggi, risulta concentrato in un’unica risposta basata sulle stesse regole per tutti”.

Tutto questo per diventare realtà ha però bisogno di essere finanziato. Acli e Caritas hanno individuato ipotesi in grado di assicurare tra i 13 e i 18 miliardi di euro all’anno. La strategia – che si basa sui criteri di concretezza, equità ed efficienza - individua un mix di misure di riduzione e riordino della spesa pubblica e di incrementi di imposizione fiscale. Sul fronte delle minori spese, nel dettaglio, si guarda alle voci previdenza e assistenza, “con riferimento alle pensioni d’oro e ai trattamenti pensionistici di carattere assistenziale destinati specificatamente al sostegno del reddito”. Si valutano anche possibili interventi sulle spese generali per le istituzioni.  Questi interventi garantirebbero una disponibilità di risorse comprese tra 6,3 e 8,6 miliardi di euro. Quanto alle maggiori entrate, le opzioni sono: incremento delle accise su tabacco e bevande alcoliche; maggiore imposizione sui concorsi a premio; riordino delle agevolazioni fiscali in sede Irpef; riordino dei trasferimenti alle imprese private; proroga e revisione del contributo di solidarietà in sede Irpef; imposta progressiva sul patrimonio; revisione dell’imposta sulle successioni e sulle donazioni; incremento della tassa di concessione governativa per la licenza di porto di fucile per uso caccia. Il tutto per un maggior gettito compreso tra 6,7 e 10,2 miliardi.

“Il nostro progetto fa proprio un ventaglio di possibili modalità - concludono i promotori -. La scelta delle specifiche opzioni, poi, è responsabilità del decisore”. Il messaggio è chiaro e inequivocabile: “Se si vuole si può. Si tratta di fare della povertà una priorità politica e a quel punto, anche in uno scenario complicato come quello attuale, trovare le risorse è possibile”. (vedi lancio successivo) (gig)

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