18 gennaio 2019 ore: 10:41
Disabilità

Reddito di cittadinanza e disabilità: cosa c'è, cosa manca

La misura appena varata dal governo si applica anche alle persone con disabilità e alle loro famiglie: nel loro caso, il limite del patrimonio mobiliare aumenta di 5 mila euro per ogni componente disabile. L'Isee dovrà comunque essere inferiore a 9.360 euro
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ROMA – Alla fine, dopo tanto dibattere, la disabilità entra nel reddito di cittadinanza: entra timidamente, nel testo definitivo, dopo il roboante ultimatum di Salvini: “Più soldi ai disabili, o non firmo il decreto”. E dopo i proclami che facevano presagire una vera “rivoluzione”, almeno a livello economico, per tutti gli italiani con grave disabilità: le pensioni d'invalidità sarebbero state portate – tutte – a 780 euro, prometteva Di Maio, destando grandi aspettative, dal momento che quel beneficio oggi non arriva a 300 euro.

Più soldi ai disabili”? Ora, si può davvero dire che il neonato reddito di cittadinanza offra “più soldi” ai disabili? Iniziamo da quello che c'è: innanzitutto, c'è la disabilità, che nella bozza in circolazione non veniva neanche nominata. Ora, invece, è chiaro che il reddito di cittadinanza spetta anche ai cittadini con disabilità e alle loro famiglie: tra i beneficiari, ha sottolineato infatti il ministro, ci saranno anche 255 mila nuclei familiari con disabili.

Le tre deroghe. E poi ci sono tre “deroghe”, se così vogliamo chiamarle, volte proprio ad agevolare l'accesso delle persone con disabilità a questo beneficio. La prima “deroga”, di ordine finanziario, prevede che, fermo restando il tetto massimo di Isee di 9.360 euro, la soglia del patrimonio mobiliare salga, nel caso in cui il nucleo comprenda un componente con disabilità. L'articolo 2 prevede infatti “un valore del patrimonio mobiliare, come definito a fini Isee, non superiore a una soglia di euro 6.000, accresciuta di euro 2.000 per ogni componente il nucleo familiare successivo al primo, fino ad un massimo di euro 10.000, incrementato di ulteriori euro 1.000 per ogni figlio successivo al secondo; i predetti massimali sono ulteriormente incrementati di euro 5.000 per ogni componente con disabilità, come definita a fini ISEE, presente nel nucleo”.

La seconda e la terza deroga riguardano il lavoro: primo, le persone con disabilità che rientrano nei requisiti di reddito previsti potranno accedere al beneficio senza patto per il lavoro, ovvero avranno accesso alla prestazione senza l’obbligo di un percorso di reinserimento lavorativo. In sintesi, coloro che percepiscono trattamenti legati all’invalidità, vedranno l’assegno aumentare fino a 780 euro al mese, senza bisogno di dover rispettare tutti i paletti relativi alla ricerca di lavoro, sempre nel rispetto dei limiti reddituali previsti. Lo prevede l'articolo 4, che esclude dagli obblighi imposti dal Patto per il lavoro e per l'inclusione sociale “i componenti con disabilità, come definita ai sensi della legge 12 marzo 1999, n. 68, fatta salva ogni iniziativa di collocamento mirato e i conseguenti obblighi ai sensi della medesima disciplina”. La stessa “deroga” vale per i cosiddetti caregiver, dal momento che “possono altresì essere esonerati dagli obblighi connessi alla fruizione del Rdc, i componenti con carichi di cura, valutati con riferimento alla presenza di soggetti minori di tre anni di età ovvero di componenti il nucleo familiare con disabilità grave o non autosufficienza, come definiti a fini ISEE”.

L'altra deroga riguarda invece i genitori con figlia gravemente disabili a carico: per loro, viene meno infatti l’obbligo di accettare offerte di lavoro quando la sede lavorativa si trovi a oltre 250 km di distanza da casa. Resta invece l'obbligo per tutti i beneficiari del RdC, “indipendentemente dalla composizione del nucleo familiare”, di accettare offerte di lavoro “entro cento chilometri di distanza dalla residenza del beneficiario nei primi sei mesi di fruizione del beneficio, ovvero entro duecentocinquanta chilometri di distanza oltre il sesto mese di fruizione del beneficio”.

Quanto questa risposta del governo soddisfi le associazioni, che hanno seguito con attenzione l'iter della norma, è tutto da vedere: sicuramente, le reazioni non si faranno attendere.

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