5 aprile 2016 ore: 15:14
Welfare

Reddito minimo, assegno ai minori e dote di cura: tre proposte per cambiare il welfare

L'Associazione per la ricerca sociale (Ars) e l'Istituto per la ricerca sociale (Irs) le presenteranno l'8 aprile a Milano. L'obiettivo è arrivare a una riforma radicale e completa di un sistema giudicato iniquo, inefficace e frammentato
Welfare. Ragazza sorride a una dolcissima vecchietta

MILANO - Il welfare italiano è iniquo, inefficace e frammentato. Non aiuta i più poveri ma eroga contributi anche a chi ha redditi alti. Per questo va cambiato. È questa, in sintesi, l'analisi che l'Associazione per la ricerca sociale (Ars) e l'Istituto per la ricerca sociale (Irs) compiono del variegato sistema di misure, fondi e progetti che in teoria dovrebbe sostenere le fasce di popolazione più in difficoltà. "Il 44% delle famiglie in povertà assoluta non riceve alcun sostegno monetario, così come il 24% di quelle in povertà relativa", scrivono le due associazioni in un rapporto che viene presentato l'8 aprile a Milano durante il convegno "Costruiamo il welfare dei diritti" (Centro Banca Popolare di Milano, via Massaua, dalle 9.30 alle 18). "Contemporaneamente quasi 13 miliardi di euro vanno a beneficio di famiglie dei 4 decili superiori -aggiunge Emanuele Ranci Ortigosa, presidente di Ars-, quelli con Isee più elevato e con un reddito disponibile medio pro-capite ben superiore ai 2 mila euro mensili. Famiglie quindi abbienti, certo non deprivate". Per questo le due associazioni propongono una riforma radicale e completa del Welfare italiano che dovrebbe quindi basarsi su tre misure principali: il reddito minimo, l'assegno ai minori e la dote di cura per le persone disabili o non autosufficienti. 

L'assegno ai minori o figli conviventi con età inferiore a 25 anni, se impegnati in percorsi educativi, dovrebbe sostituire le detrazioni fiscali per figli a carico e gli assegni al nucleo familiare: "garantirebbe una prestazione media, per l’insieme dei beneficiari, pari a 2.270 euro annui, del 51% più elevato della media delle prestazioni sostituite", sostengono le due associazioni. 

Il reddito minimo servirebbe a sostenere le famiglie con gli Isee più bassi. L'Inps si occuperà dell'erogazione del contributo, mentre spetterà ai Comuni la presa in carico di queste famiglie e l'attivazione dei percorsi di inclusione sociale e lavorativa dei beneficiari. 

La dote di cura è pensata per le persone con disabilità e per gli over 65 non autosufficienti. "L’Italia è l’unico paese con una misura di sostegno alla non autosufficienza – l’indennità di accompagnamento, misura per cui lo stato nel 2014 ha speso 13,5 miliardi di euro - corrispondente a una cifra fissa: 512 euro mensili. In tutti i paesi dell’Ocse, l’ammontare dei cash benefits dipende dalla gravità del bisogno e segue una valutazione dell’autonomia". La dote di cura verrebbe invece erogata sulla base delle reali esigenze della persona beneficiaria: il suo valore economico si differenzia per gradi diversi di disabilità e non autosufficienza (da 300 e 800 euro mensili). La Dote di cura potrà consistere in un contributo economico senza vincoli o in un voucher, ossia un budget utilizzabile per fruire di servizi pubblici o privati accreditati: dall'assistenza a domicilio ai centri diurni, dai servizi riabilitativi, educativi, di socializzazione alle misure di sostegno alla vita indipendente. (dp)

© Riproduzione riservata Ricevi la Newsletter gratuita Home Page Scegli il tuo abbonamento Leggi le ultime news