19 giugno 2018 ore: 15:17
Immigrazione

Refugees Welcome Italia: “Mentre si chiudono i porti, c'è chi apre le case”

Picco di iscrizioni per l’associazione che promuove l’accoglienza in casa dei rifugiati: negli ultimi 8 giorni ben 40 famiglie hanno dato la loro disponibilità. “Un bel segnale in vista della refugee week iniziata ieri”, spiega la presidente della onlus. La testimonianza di una delle famiglie: “È un'esperienza impagabile"
Mai più soli - Refugees Welcome Italia

MILANO – C'è una parte del nostro Paese che, alle notizie degli sbarchi sulle coste italiane, non si limita a osservare i fatti dall'esterno: è quella che ha deciso di ospitare un rifugiato in casa propria e che ogni giorno collabora con Refugees Welcome Italia, onlus promotrice di questa diversa forma di accoglienza. E le famiglie che si scrivono alla piattaforma dell'associazione sono in continua crescita: negli ultimi otto giorni si sono registrate circa 40 nuove famiglie pronte ad aprire le porte a chi scappa da guerre, persecuzioni e povertà. “Mentre si chiudono i porti, c'è chi apre le case”, commentano da Refugees Welcome. 

“Anche se dai recenti sondaggi pubblicati sui quotidiani nazionali vengono evidenziate elevate percentuali di coloro che sono pienamente in linea con le dichiarazioni del Governo italiano – dichiara Fabiana Musicco, Presidente di Refugees Welcome Italia –, l'analisi dei nostri dati racconta un'altra Italia, che è pronta a mettersi in prima linea per contribuire a un diverso modo di accogliere e sostenere l'inclusione nella società italiana”. Arriva così a 90 il numero di famiglie ospitanti nei due anni e mezzo di attività in Italia dell’associazione. 

Fra queste c'è quella di Maria Cristina Visioli e del suo compagno. Già nel 2013 avevano accolto un ragazzo minorenne in un'iniziativa del Comune di Bologna, e con Refugees Welcome hanno ospitato finora sette rifugiati. “Anche se è un'esperienza impegnativa e richiede un impegno a 360 gradi – spiega Maria Cristina, ora referente dell'associazione per la zona di Bologna – vedere il progetto di accoglienza e integrazione realizzato in concreto è impagabile”. Lo scopo delle famiglie come la loro è quello di “aiutare i ragazzi a raggiungere una completa autonomia, in un periodo che dura minimo cinque mesi. Il problema più grande, però, sorge subito dopo – sottolinea –: in questi anni sempre meno persone affittano la loro casa agli stranieri, anche se hanno un contratto stabile. Mi è capitato, per esempio, di metterci un anno per trovare casa a un ragazzo”. 

Il 18 giugno, poi, l'associazione ha dato il via a iniziative di sensibilizzazione che, in questa settimana, coinvolgeranno diverse città italiane (tra cui Milano, Roma, Torino, Palermo e Macerata) in occasione della settimana del rifugiato e della Giornata Mondiale del Rifugiato (prevista per il 20 giugno). “Un’occasione – scrivono sul loro sito – per raccontare le loro storie e quelle di chi, in Italia, ha aperto le porte di casa: storie di incontro, scambio e arricchimento reciproco”. (Francesco Mauri)

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