20 ottobre 2014 ore: 15:41
Non profit

Regionalizzare i Csv, centri dell'Emilia Romagna contrari alla riforma

I centri emiliano romagnoli riaprono la discussione sulla riforma dei Csv dopo le polemiche attorno alla divulgazione di un "documento interno" e lanciano un appello: “Urgente un dibattito a livello territoriale e nazionale. Volontariato e associazioni abbiano voce in capitolo”
Volontariato: persone in cerchio

ROMA - “Totalmente contrari alla regionalizzazione dei Centri di servizi per il volontariato (Csv), ogni regione scelga il modello più adeguato”. Dopo che per circa due settimane è calato il silenzio sulla polemica attorno alla riforma dei Csv scatenata dalla divulgazione di un documento interno contenente le linee guida per la riforma in cui comparivano i nomi del Forum Terzo settore, Csvnet e Acri, sono i csv emiliano romagnoli a prendere posizione rispetto ad una vicenda che non sembra ancora avviarsi ad una soluzione condivisa. Agire Sociale, centro di servizi per il volontariato di Ferrara, “in sinergia con gli altri Csv emiliano romagnoli” lancia un appello affinché si apra un “urgente dibattito a livello territoriale e nazionale all’interno di spazi in cui sia in primis il volontariato e la base associativa ad avere voce in capitolo”.  

La posizione di Agire sociale è chiara: “Siamo totalmente contrari alla costituzione di un unico Centro di servizi per il volontariato (Csv) regionale – spiega il testo -. Pur rispettando la scelta di quelle regioni che hanno optato per la regionalizzazione dei Csv, siamo convinti che in ogni regione sia possa determinare il modello più adeguato per l’espletamento del proprio servizio verso le organizzazioni di volontariato”. Secondo Agire sociale, in Emilia Romagna l’esperienza dei Csv “evidenzia numerosi e consolidati elementi che propendono per la presenza territoriale: Csv provinciali con sportelli decentrati. Questa organizzazione non centralizzata, vicina anche territorialmente alle associazioni, è comunque attenta ad una politica oculata delle risorse e a contrastare gli sprechi. Riteniamo però che il processo di rilettura dei servizi e di razionalizzazione non vada calato dall’alto in maniera omologante, ma affrontato a livello locale, a partire dalle specificità di ciascun territorio”.

Secondo Agire sociale, sulla vicenda da più sedi sono emerse “posizioni e pressioni da parte di organismi ed associazioni che dichiarano di voler rendere il sistema di gestione dei fondi speciali più semplice, efficace ed efficiente, proponendo la riduzione del numero dei soggetti che operano in base all’attuale normativa e concentrando su base nazionale lo svolgimento di alcune funzioni”. Tra le ipotesi, anche quella “di un solo Csv per regione con funzioni di pianificazione delle attività e di rappresentanza verso le istituzioni, mentre le risorse economiche andrebbero centralizzate in mano a una sovrastruttura nazionale che le distribuirebbe poi ai Csv, anche se non è chiaro in che modalità e misura”. Ipotesi che se dovessero diventare realtà, spiega il testo di Agire sociale, “comporterebbe l’abolizione dei Comitati di Gestione (CoGe) che in realtà, nel corso di questi anni, si sono dimostrati strumenti che, sia pure con qualche limite, consentono comunque un confronto con la programmazione locale e regionale e un controllo delle risorse a livello locale”.

Il nodo delle risorse, infatti, è una delle questioni chiave da cui scaturisce la necessità di una riorganizzazione territoriale. Una questione che secondo Agire sociale, riguarda anche l’Emilia Romagna, ma che non ha impedito ai Csv di operare. “Di fatto, negli ultimi 4 anni il fondo a disposizione per l’Emilia Romagna è calato di più del 60 per cento – spiega Agire sociale -. Sul tema delle risorse inoltre dobbiamo rimarcare il grave ritardo sulla nuova tornata di progettazione sociale, promessa già dallo scorso anno nella misura di 12 milioni di euro a livello nazionale e a cui non è mai stata data attuazione. Nonostante il drastico calo delle risorse, che hanno costretto i Csv a pesanti riorganizzazioni interne, il sistema dei Centri ha continuato ad operare sia nell’erogazione dei servizi di supporto al volontariato, sia sostenendo la progettazione sociale delle reti associative, in particolare nel contrasto alla situazione emergente delle vulnerabilità e delle nuove povertà”.

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