Regolamento Dublino, voto che rompe col passato e piace alle associazioni
- Roma - Cambia il regolamento di Dublino e plaudono le associazioni e le ong che da sempre si occupano di immigrazione. Il punto centrale della riforma approvata ieri dalla Commissione Libe del Parlamento europeo, infatti, prevede che migranti e richiedenti asilo non saranno più obbligati a fare domanda di protezione internazionale nel primo paese d’approdo; il meccanismo verrà sostituito da un sistema di ricollocamento, una vera e propria redistribuzione permanente e automatica.
"Per anni il sistema di Dublino ha causato inutili sofferenze a troppi richiedenti asilo e rifugiati. Il voto di oggi apre la strada a un sistema che darà dignità ai richiedenti asilo, privilegiando i loro legami familiari, nonché una distribuzione equa tra gli stati membri europei": è il commento di Iverna McGowan, direttrice dell’ufficio di Amnesty International presso le istituzioni europee. "Così com’è il sistema di Dublino non funziona per i richiedenti asilo, che sono costretti ad avere esaminate le loro richieste nel loro primo paese d’ingresso, e non funziona per quei paesi europei per i quali questo comporta un onere ingiusto. Il voto odierno contribuirà a creare un sistema migliore, di vera solidarietà, che potrebbe funzionare per tutti".
“La scelta fatta dal Parlamento Europeo è un primo passo importante nella riforma di un sistema che ha costretto troppi minori soli e famiglie a rimanere nei paesi di ingresso come l’Italia e la Grecia, impedendogli in molti casi di ricongiungersi con familiari, amici o comunità in altri paesi europei,” ha dichiarato Karen Mets, Senior Advocacy Adviser di Save the Children, l’Organizzazione internazionale che dal 1919 lotta per salvare la vita dei bambini e garantire loro un futuro. “Le conseguenze dell’immobilismo sono agghiaccianti, e i minori bloccati nei campi nei paesi di ingresso hanno sviluppato gravi stati di ansia, soffrono di depressione e incubi notturni. Alcuni di loro sono arrivati addirittura a tentare il suicidio”. L'associazone ricorda che nel 2017, sono arrivati via mare in Italia 14.070 minori non accompagnati, il 13% del totale dei migranti giunti alla frontiera sud del nostro Paese. Solo 56, tra i minori soli presenti sul territorio nazionale, sono stati ricollocati in altri paesi europei e 399 hanno avuto accesso formale alla procedura prima del 26 settembre scorso, quando è stata sospeso il sistema straordinario di ricollocamento europeo. "La mancanza di un sistema di ridistribuzione condiviso tra i paesi europei ha determinato negli ultimi anni gravissimi rischi e conseguenze per la maggioranza dei minori soli che hanno come meta altri paesi europei, dove già vivono familiari o connazionali con cui sono in contatto", commenta l'organizzazione. “I minori rifugiati costituiscono un terzo dei richiedenti asilo ed è indispensabile che si faccia di più per proteggerli. Abbiamo urgentemente bisogno di un sistema più giusto che redistribuisca in modo migliore i richiedenti asilo entrati in Europa, e dia una reale possibilità di integrazione e futuro a persone che sono fuggite da guerre, conflitti e violenze. Il Consiglio Europeo si deve unire ed accogliere seriamente questo voto del Parlamento facendo sì che il peso dei paesi in prima linea venga condiviso"
Per la Comunita' di Sant'Egidio "il voto a larga maggioranza dimostra che il fenomeno dell'immigrazione puo' essere affrontato dall'Europa in modo piu' unitario e, soprattutto, meno condizionato da strumentalizzazioni e paure che hanno il solo effetto di allontanare le soluzioni invece di favorirle". È necessario "che si esca al piu' presto dall'obbligo del Paese di primo ingresso per la competenza della domanda di asilo per giungere ad un ricollocamento piu' equo dei migranti in tutti gli Stati dell'Unione e rispettare, in questo modo, il necessario 'principio di solidarieta''. Un altro elemento positivo per la Comunità è la facilitazione prevista dei ricongiungimenti familiari, elemento che contribuisce in modo strategico all'integrazione. Sant'Egidio, che sta continuando, insieme alla Chiese protestanti italiane e alla Cei, in diversi progetti, il programma dei Corridoi Umanitari, auspica che vengano prese sempre piu' in considerazione la possibilita' di aprire nuove vie di ingresso legale in Europa".
Anche il Centro Astalli esprime apprezzamento. Per il presidentre Camillo Ripamonti "arriva dall’Europa un segnale di speranza. Prendere in considerazione il progetto migratorio di un rifugiato, valutare la sua storia personale e le sue prospettive di integrazione, nel decidere quale paese sarà competente ad esaminare la sua domanda di protezione internazionale, oltre ad essere un ragionevole atto di umanità e buon senso, è soprattutto il segno di una visione giuridica che guarda al futuro con lungimiranza e responsabilità. Ora il Consiglio europeo continui su questa linea che rafforzerebbe l’Unione tra i singoli Stati e ci restituirebbe finalmente quell’idea di Europa unita che meritano le generazioni future".