Regolarizzazione migranti. L’analisi di Ismu: “In pochi accederanno”
ROMA - Quanti potrebbero essere ii beneficiari della nuova regolarizzazione? Al quesito prova a rispondere anche la fondazione Ismu con un’analisi che paragona i possibili beneficiari alla stima di quanti effettivamente ne faranno richiesta. Secondo la nota tecnica allegata al Decreto Rilancio i potenziali beneficiari potrebbero essere 220mila, cifra alla quale si arriva “facendo riferimento alla media delle richieste presentate nel 2009 (295.130 domande) e nel 2012 (134.772 domande)”, peraltro con un arrotondamento per eccesso di questo risultato. Secondo le stime dell’ultimo Rapporto Ismu sulle migrazioni, secondo cui gli stranieri irregolarmente presenti in Italia al 1° gennaio 2019 erano 562mila. Se ad essi si sommano coloro i quali hanno ricevuto un diniego alla propria domanda d’asilo da inizio 2019 fino al 15 maggio 2020, più i casi in attesa di esito sempre al 15 maggio, il totale sale a circa 690mila unità.
Secondo Ismu “sia i diniegati sia le persone con domande d’asilo in attesa d’esito potrebbero infatti essere interessati alla sanatoria come via alternativa al canale dell’asilo per la regolarizzazione della propria posizione giuridico-amministrativa in Italia. Tuttavia, in linea teorica solamente una parte di loro – così come degli irregolari – potrà, se lo vorrà, accedere alla sanatoria: chi lavora nell’agricoltura, nell’allevamento e nella zootecnia, nella pesca e acquacoltura e nelle attività di lavoro domestico e di cura in ambito familiare”. Elaborando i dati delle più recenti indagini campionarie nazionali svolte da Ismu, quindi, risulta che la platea di stranieri coi requisiti si fermerebbe ad un massimo di 387mila, di cui 76mila nell’agricoltura, etc. e 311mila nell’area dei servizi alle persone e alle famiglie. “È però realisticamente molto probabile che, come ci insegnano le esperienze del passato, non tutti coloro che avranno sostanzialmente i requisiti approfitteranno della regolarizzazione, bensì coloro che sono più interessati a regolarizzare la propria posizione sul territorio nazionale e che disporranno di un adeguato capitale culturale e umano e/o potranno attivare reti di relazioni sociali tali da poter permettere loro di presentare una domanda valida, in sicurezza e senza l’impiego di eccessivo tempo, nonché saranno in grado di sostenere i costi necessari per questa operazione - spiega la nota -. Paradossalmente chi ha i requisiti per sanare la propria posizione potrebbe non volerlo fare o non averne le capacità, mentre potrebbe accedere alla misura chi non ne avrebbe i requisiti ma ha più necessità, capacità e possibilità economica”.
In sintesi, se è indubbio che in linea teorica la sanatoria in atto potrebbe riguardare una platea di centinaia di migliaia di persone in possesso dei requisiti (387mila), c’è ragione di ritenere che solamente una minima parte dei potenziali interessati vi accederà, sia tra le assistenti domiciliari sia fra i lavoratori agricoli. A tal proposito Ismu evidenzia come il mondo agricolo tenda a rispondere poco alle regolarizzazioni: in quella successiva alla legge Bossi-Fini solo il 4,5% dei beneficiari lo fu in virtù di un lavoro nel settore primario. Nel settore del lavoro domestico e di cura alla persona pesa poi la situazione di grave incertezza economica in cui versano le famiglie a causa della crisi innescata dall'epidemia di Covid-19. E' ragionevole quindi supporre che la combinazione di due elementi di forte incertezza, quali la pandemia e la crisi economica, sarà un elemento determinante e potenzialmente scoraggiante nel decidere se avvalersi o no della regolarizzazione.
Un caso particolare riguarda la Lombardia. Da elaborazioni Ismu su dati delle ultime due annualità di ricerca dell’Osservatorio Regionale per l’integrazione e la multietnicità (Orim), sarebbero poco più di 37mila le persone di nazionalità straniera senza permesso di soggiorno che potrebbero accedere alla sanatoria 2020 e che lavorano in agricoltura e negli altri settori o nel “badantato” in Lombardia: circa 28mila tra domestici, baby sitter e assistenti domiciliari (per l’85% donne); e circa 9mila impiegati nei campi agricoli (per l’85% uomini).