4 febbraio 2015 ore: 15:52
Economia

Regole forzate e perdita di sovranità: perché il Ttip allarma i paesi europei

Scheda. Il “Transatlantic trade and investment partnership” dovrebbe diventare operative entro il 2015. Ma cresce il fronte di chi si oppone, temendo lo strapotere delle lobby e vari pericoli per la salute
Ttip accordo Usa Ue 2

Il TTIP (“Transatlantic Trade and Investment Partnership”) è un accordo commerciale in fase di discussione tra Unione europea e Stati Uniti. Le prime negoziazioni risalgono al giugno 2013 e sono state tenute nel massimo riserbo fino ad ottobre 2014, quando il Consiglio dell'Unione europea ha desecretato il documento “Direttive di negoziato sul Partenariato transatlantico per gli scambi e gli investimenti tra l'Unione europea e gli Stati Uniti d'America”.

Negoziati e obiettivi. Il 2 febbraio 2015 a Bruxelles è cominciato l'ottavo turno di negoziazioni: ai due estremi del tavolo Ignacio Garcia Bercero e il colega statunitense Dan Mullaney, i tessitori del nuovo rapporto commerciale tra le sponde dell'Atlantico. Per la Commissione europea al tavolo delle trattative siede Cecilia Mallström, Commissario della direzione generale Commercio. Entro la fine del 2015 il TTIP dovrebbe diventare operativo. Come si legge nel testo che definisce i termini della negoziazione tra le parti, scopo del TTIP è «aumentare gli scambi e gli investimenti tra l’Ue e gli Stati Uniti realizzando il potenziale inutilizzato di un mercato veramente transatlantico, generando nuove opportunità economiche di creazione di posti di lavoro e di crescita mediante un maggiore accesso al mercato e una migliore compatibilità normativa e ponendo le basi per norme globali».

Le controversie del trattato. Secondo i proponenti, l'impatto dell’accordo sull'economia di Stati Uniti e Unione europea dovrebbe essere tale da spingere la creazione di nuovi posti di lavoro, la ripresa economica e lo sviluppo in senso green dell'industria. C'è però un ampio network di associazioni di consumatori, sindacati europei, gruppi di agricoltori e movimenti che si è raggruppata nella sigla “No TTIP” per chiedere alle parti di interrompere i negoziati.
Secondo i detrattori sarà solo uno strumento attraverso il quale le lobby d'oltreoceano potranno imporsi anche nel più regolamentato mercato europeo. Tra i punti che preoccupano maggiormente la società civile europea c'è l'”Investor-State dispute settlement mechanism” (Isds), ossia un dispositivo con cui si introduce un luogo terzo dove risolvere i contenziosi fra paesi e aziende. In sostanza, se un paese ritiene che un investimento produca danni alla popolazione, o al contrario un'azienda ritiene che una specifica legge di uno stato leda i suoi interessi di investitore, la disputa sarà risolta attraverso un arbitrato e non per i canali giudiziari previsti dai singoli paesi. Questo strumento non piace nemmeno alla Germania, che teme di vedere intaccata la propria politica nazionale dagli interessi delle multinazionali che sono disposte a portare il paese alla sbarra. Il timore comune alla Germania e alle voci critiche del TTIP è che i centri preposti alla risoluzione degli arbitrati internazionali siano più propensi a difendere gli interessi economici rispetto a quelli dei paesi.

I numeri del TTIP. Secondo quanto riportato nel rapporto presentato alla Commissione europea dal Centre for economic policy research di Londra sull'impatto economico del TTIP, l’accordo potrebbe portare nelle casse fino a 119 miliardi di euro all'anno in Europa e 95 miliardi negli Stati Uniti. Tradotto nelle economia familiari dei due paesi, nell'Europa sarebbero 545 euro in più per ogni famiglia di quattro persone, 655 in più per gli States. Il tasso di esportazione a seguito del TTIP potrebbe crescere del 6% in Europa e dell'8% negli States. In termini di nuovi posti di lavoro, però, il report è meno ottimistico: l'incremento sarebbe contenuto tra lo 0,2 e lo 0,5%.

I rischi per cittadini e consumatori. Secondo la coalizione internazionale “Stop TTIP” il trattato rischia di favorire l'ingresso nel mercato europeo di prodotti che fino ad oggi ne sono stati esclusi. Come pesticidi vietati in Europa o alimenti ogm, con il rischio che a rimetterci poi siano i prodotti europei. Stesso discorso anche per i medicinali: negli States il mercato è molto meno regolato che nell'Unione europea. A questo si aggiungono i rischi all'ambiente legati al fracking, la tecnica con cui gli Stati Uniti si stanno approvvigionando di shale gas, ancora molto discussa. I detrattori del TTIP sottolineano come alcune delle richieste introdotte nel trattato siano comuni a BusinessEurope e alla Camera del Commercio statunitense, due delle più agguerrite lobby che cercano di modificare le politiche di Bruxelles.

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