16 novembre 2020 ore: 15:42
Salute

Reportage sul lockdown a Bologna: il ricavato alle mense popolari

Un libro fotografico, edito da Pendragon, fa leva sulle storie del lockdown per raccogliere soldi che andranno poi in beneficenza. Gli scatti sono di Giulio Di Meo, i testi di Sara Forni, le illustrazioni di Luca Ercolini e le grafiche di Vittorio Giannitelli
© Giulio Di Meo Anticorpi bolognesi - reportage

BOLOGNA - Un libro fotografico fa leva sulle storie del lockdown per raccogliere soldi che andranno poi in beneficenza. Il circolo virtuoso di 'Anticorpi bolognesi' parte da Giulio Di Meo, fotografo e fondatore dell'associazione Witness Journal (attiva a Bologna e Milano), che durante i mesi primaverili ha deciso di raccontare Bologna da un punto di vista inedito. Non solo silenzio, strade vuote e tristezza, ma anche solidarietà e buone pratiche nate proprio per aiutare i soggetti più fragili ed emarginati durante il lockdown. Quei racconti, suddivisi in 13 capitoli e accompagnati dai testi di Sara Forni, giornalista della 'Dire', dalle illustrazioni di Luca Ercolini e dalle grafiche di Vittorio Giannitelli, da oggi sono più 'concreti' grazie ad un libro edito da Pendragon, disponibile in libreria e online.

Bologna, secondo gli autori del libro, "in poche settimane si è trasformata in una città muta, pervasa da una solitudine angosciante. La pandemia l'ha messa in silenzio". Ma l'obiettivo di 'Anticorpi Bolognesi' invece è mostrare in 13 capitoli tra fotografie, testi ed illustrazioni, come "il tessuto umano bolognese ha iniziato a muoversi, dando vita a una serie di iniziative di comunità, di buone pratiche imprenditoriali, individuali e collettive", spiega Di Meo, che ha passato settimane a stretto contatto con i protagonisti del lockdown, tra circoli Arci e associazioni attive nel Terzo settore. Tra queste, un intero capitolo è dedicato alle mense delle Cucine popolari di Bologna, alle quali andrà il 10% del ricavato delle vendite del libro.

Bologna "sa accogliere e trasformarsi, ricordare e non commiserarsi. Di Meo ha immortalato le architetture prive di passanti, i portici che proiettano le ombre sulle saracinesche abbassate, un piazza Nettuno abitata solo da alcuni riders in 'attesa' di nuove consegne", scrive nella prefazione del libro Roberto Morgantini, fondatore delle Cucine popolari. Ed è proprio l'attesa il filo rosso che accomuna tutte le storie raccontate in 'Anticorpi bolognesi' e che traspare dagli scatti di Di Meo. "L'attesa dei senza fissa dimora, della loro solitudine che ha continuato ad alimentarsi, nonostante tutto, ai margini di una città senza voce. L'attesa degli anziani di ricevere la spesa in casa; l'attesa degli operatori sanitari, bardati di tute e mascherine, di concludere un turno estenuante. L'attesa delle coraggiose attività artigianali che, pur di non cedere al declino economico, si sono inventate nuove produzioni. L'attesa che diventa 'turno' alle file di tutti gli ingressi", continua Morgantini.

Ma la solidarietà di 'Anticorpi bolognesi' è iniziata già da mesi. Dopo una prima fase iniziale infatti, è diventata una campagna di crowdfunding grazie alla quale è stato possibile, non solo realizzare il libro, ma soprattutto finanziare due iniziative di solidarietà descritte nel libro stesso, Don't Panic - Organizziamoci! e Staffette alimentari partigiane. (DIRE)