Repubblica democratica del Congo, grazie ad Aibi 34 minori abbandonati reinseriti nelle loro famiglie
Dal 2008 Aibi è presente in Repubblica Democratica del Congo portando avanti con successo molteplici iniziative di cooperazione internazionale e adozione a distanza. Negli ultimi mesi, una delle attività principali, grazie anche al contributo del progetto “Dal nostro cuore a quello dell’Africa”, coordinato dall’associazione e finanziato dalla CAI, ha riguardato il reinserimento dei bambini abbandonati all’interno delle loro famiglie, intese anche come nuclei allargati di parenti.
Un lungo percorso di formazione e di sostegno alle famiglie. Si tratta di un lavoro lungo e complesso suddiviso in diverse fasi. “La prima è stata quella che ha portato, non senza fatica, viste le diverse provenienze dei bambini, all’individuazione di un nucleo iniziale di 34 famiglie alle quali è stato offerto un primo atelier formativo di due giorni mirato al rafforzamento delle competenze parentali – evidenzia Aibi -. In parallelo alla parte più formativa, il progetto ha previsto un supporto per avviare e rafforzare delle piccole attività generatrici di reddito, individuate tenendo conto delle attività già svolte dai genitori e dai tutori dei vari minori, così da garantire alle famiglie delle risorse economiche che possano aiutarle a prevenire un secondo abbandono”.
Dopo alcuni mesi, durante i quali sono state svolte regolari visite di monitoraggio all’interno delle famiglie da parte dei responsabili degli orfanotrofi Fed e Sodas, è cominciata la fase finale del percorso di riunificazione con il vero e proprio reinserimento dei minori.
Nel frattempo, il monitoraggio relativo alle attività generatrici di reddito per le famiglie ha dato i primi importanti riscontri, con la maggior parte dei beneficiari che ha confermato di essere in grado di pagare autonomamente la scuola ai propri bambini.
“A oggi, tutti e 34 i reinserimenti procedono bene e non si hanno notizie di problemi. Purtroppo, a causa dell’intensificarsi dei combattimenti che da tempo insistono nella zona del Nord Kivu, le programmate visite di follow-up hanno subito dei rallentamenti, ma i contatti telefonici sono stati costanti – conclude l’associazione -. Da aprile, fortunatamente la situazione è migliorata e l’equipe ha potuto raggiungere le prime famiglie confermando la bontà del progetto, il proseguimento della scolarizzazione dei bambini e l’evoluzione delle attività generatrici di reddito, decisiva chiave di volta per prevenire il rischio di un secondo abbandono”.