12 giugno 2016 ore: 16:19
Economia

Richard Gere, clochard tra i clochard. "Tutti abbiano la possibilità di sperare"

Ieri sera l'incontro con 300 persone, tra homeless e operatori, dopo la proiezione di “Time Out of Mind” che ha introdotto la campagna della Fiopsd “Homeless zero” e il Taormina film festival. Richard Gere: "Se vogliamo essere felici dobbiamo essere noi a rendere felici gli altri"
Richard Gere incontra i senza tetto

TAORMINA - Visibilmente emozionati, alcuni senzatetto hanno raccontato parte della loro storia ringraziando Richard Gere per l'interpretazione che ha saputo dare nel docufilm “Time Out of Mind”, in cui l’attore veste li panni di un senzatetto di New York. In questo modo, ieri al Palacongressi di Tormina, 300 tra homeless ed operatori dei centri provenienti da tutta la Sicilia, dopo la proiezione del docufilm si sono confrontati con l'attore.
Nel film si cerca - nella forma più realistica possibile - di raccontare il desiderio di normalità di un homeless che vive nella frenetica New York con tutte le sue emozioni di “invisibile” di cui la gente non si accorge. E' evidente nel film anche il desiderio forte del protagonista di farsi aiutare, ma c'è l'angoscia per l'impossibilità o incapacità di riuscire a farlo a causa di una società fortemente indifferente, che non risponde ai suoi bisogni.

"Girando  questo film mi si è aperto un mondo nuovo - ha detto l'attore - che prima non conoscevo. L'intenzione principale è quella di fare capire che il tempo e tutta la vita di un 'invisibile' è completamente diversa dalla nostra vita. Anch'io mi sono sentito un invisibile perché non mi ha riconosciuto nessuno. Prima di girare mi sono documentato e ho letto anche un libro scritto da un senzatetto che vive ogni giorno l'emarginazione. Da lì è nato anche il desiderio di raccontarlo attraverso un film. Ogni homeless ha delle storie che sono diverse e vanno tutte rispettate. Ringrazio di potere avere un confronto con chi ogni giorno vive queste sofferenze e con tutti gli operatori e le associazioni che li aiutano concretamente".

- Dopo la proiezione del film, sono stati in tanti gli homeless che hanno voluto parlare con l'attore che non ha risparmiato sorrisi, strette di mano e parole di conforto.
"Ti ringraziamo perché abbiamo visto la nostra vita - ha detto un homeless della Polonia ospitato nella casa di Vincenzo di Messina -. Ti sei occupato di noi e per noi sei un grande e ti vogliamo bene. Nel film ho rivisto una parte della mia vita che si è capovolta facendomi cadere in basso".
Un utente di un centro dell'Opera don Calabria di Palermo ha chiesto all'attore cosa ha provato nel momento in cui ha raccolto il rifiuto delle persone che non gli davano i soldi. “Naturalmente per me è stato diverso - ha risposto l'attore - perché sono un attore e il rifiuto dei soldi è sicuramente vissuto in maniera non vera. Ho sicuramente assaporato però l'invisibilità, perché abbiamo girato volutamente con le telecamere nascoste in modo che nessuno si accorgesse che si stava girando un film. In questo modo ho cercato di dare maggiore credibilità. Mi sono sentito vicino al dramma dell'emarginazione anche perché nessuno mi ha riconosciuto come attore". 

"Grazie perché vedendo il film mi sono molto emozionato - aggiunge Vincenzo, un senza dimora ospitato presso il centro San Carlo della Caritas di Palermo - perché ho vissuto realmente cosa significa vivere in strada".
"Mi sono riconosciuto in tutta la mia sofferenza - racconta Franco con le lacrime agli occhi, oggi assistito dall'Opera Don Calabria di Palermo - soprattutto nelle scene di vita seduto sulla panchina. Ero un alcolista e tossico, e oggi grazie a chi mi ha accolto ne sto uscendo".

“Non sapete quanto mi rende felice sapere - ha risposto ancora l'attore - da voi che siamo riusciti a fare un buon lavoro. Non appena è finito il film mi sono accorto che questa è una storia universale che parla di ogni tipo di emarginazione sociale che può avvenire in ogni parte del mondo. Il film può raccontare la storia di tutti noi perché il concetto di casa va elaborato in maniera universale: non è un semplice edificio ma un luogo di affetti in cui si respira un bisogno di comunità dove ci sentiamo amati ed apprezzati".
Tra gli interventi, oltre a quelli di alcuni richiedenti asilo, c'è stato anche quello di una ragazza curda accolta dalla Caritas di Ragusa che, dopo avere subito parecchie violenze adesso si sta ricostruendo una vita nuova. "Oggi non volevo venire - dice - ma invece potere parlare dei nostri problemi è stato molto emozionante".

"Sono stato aiutato dalla Caritas di Ragusa - racconta infine un altro senza dimora, piangendo -. E' molto importante riuscire a percepire che c'è qualcuno che pensa per noi. La mia vita è stata difficile perché ho perso gli affetti e in alcuni momenti anche la mia dignità. Grazie perché ci hai fatto sentire delle persone. Abbiamo bisogno di essere capiti dalla gente. Le porte chiuse sono state tante e a volte mi sono sentito un cane bastonato ma cosa dobbiamo fare per uscire e farci riconoscere da una società sempre più dura?".
“Sono felice di stare con voi – ha concluso l'attore, stringendo forte la mano del senzatetto -. Ci sono due cose che valgono per tutti e che dobbiamo riuscire a sforzarci di garantire: una casa vera e poi una comunità di persone che ci guardano negli occhi ogni giorno e che si prendono cura di noi. Se vogliamo essere felici dobbiamo essere noi a rendere felici gli altri. Nessuno di noi è perfetto e a tutti deve essere data la possibilità di sperare".  (set)

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