Richiedenti asilo, a Udine 140 vivono tra stabili abbandonati e parco
UDINE – Sono 140 i richiedenti asilo che si trovano, senza alcuna accoglienza, a Udine. Di sera si radunano al parco Moretti, per la cena che viene servita dalle associazioni, e durante il giorno si disperdono nel territorio. Si riparano in stabili abbandonati – uno sgomberato proprio oggi -, ovunque possono, ma “140 persone son tante e ovunque vanno vengono chiamate le forze dell’ordine” spiega Angela Lovat, presidente dell’associazione “Ospiti in arrivo” -. Una situazione già precaria, peggiorata in questi giorni dal maltempo. Siamo riusciti a fornire un pasto caldo ma solo una coperta ogni tre persone e nei prossimi giorni il tempo non sara' clemente”.
Ospiti in arrivo. Foto di Federico Fabbro |
Il problema è che queste persone per il sistema d’accoglienza formalmente non esistono: a Udine, infatti, per potervi accedere è necessario presentare la dichiarazione di indigenza, contestualmente alla formalizzazione della richiesta di asilo in questura. Fino ad allora – e può passare anche un mese, senza contare poi i rinvii – hanno solo il “foglio di invito” che consente loro di trovarsi, regolari, in città, ma niente di più. “A Gorizia è tutto diverso – evidenzia Lovat -: lì basta la visita alla Croce rossa per poter accedere all’accoglienza”.
Ospiti in arrivo. Foto di Federico Fabbro |
I profughi si riversano a Udine perché qui c’è la questura, ma arrivano e vengono identificati quasi tutti dal Tarvisio, via di accesso balcanica all’Italia che “non viene assolutamente tenuta da conto sul piano nazionale, che guarda solo agli arrivi via mare” continua la presidente. C’è poi il problema dei richiedenti asilo provenienti dal centro per minori non accompagnati al compimento del diciottesimo anno d'età vengono allontanati. Secondo le loro testimonianze vengono invitati ad andare al parco Moretti, dicendo loro che troveranno qualcuno che li aiuterà.
Ospiti in arrivo. Foto di Federico Fabbro |
La situazione è tutt’altro che emergenziale: “È così da più di un anno, e i numeri sono in aumento. Già da tempo sapevamo che i flussi sarebbero cresciuti e non è stato fatto niente, sono mancate efficienza e volontà di intervenire strutturalmente. La prefettura, competente per l’accoglienza, dovrebbe reperire strutture stabili e prevedere un piano di lungo periodo perché la situazione cambi”. Lovat ricorda anche che “è stato istituito un polmone di prima accoglienza alla caserma Cavarzerani, ma si è saturato dopo 2 settimane. Ora lì ci sono 150 persone. Per risolvere la situazione è necessario ricercare soluzioni di accoglienza diffusa su tutto il territorio regionale. E finalmente approvare una legge sull’immigrazione in Friuli Venezia Giulia, dove ancora manca, per azzerare la discrezionalità nei processi di identificazione che al momento è la regola”. (gig)