25 marzo 2014 ore: 13:11
Immigrazione

Richiedenti asilo, “cronica mancanza di un piano nazionale d’accoglienza”

Il Centro Astalli commenta la decisione del ministero dell’Interno di distribuire nel territorio nazionale 2.300 persone sbarcate recentemente in Sicilia: “Logiche emergenziali, spreco di risorse a abbassamento standard di tutela”
Mashid Mohadjerin/Redux/Contrasto Gruppo di donne portate in uno dei centri per rifugiati in Sicilia

Foto di Mashid Mohadjerin

ROMA – “Logiche emergenziali, spreco di risorse ed abbassamento degli standard di tutela”: sono queste le caratteristiche del sistema di accoglienza dei richiedenti asilo in Italia, secondo padre Giovanni La Manna, presidente del Centro Astalli. Commentando in una nota la decisione del ministero dell'Interno di “distribuire nel territorio nazionale, a cura delle Prefetture, i 2.300 richiedenti asilo recentemente sbarcati in Sicilia”, padre La Manna la definisce “conseguenza della cronica mancanza di un piano nazionale di accoglienza dei richiedenti asilo e di integrazione sociale dei titolari di protezione”. Tale decisione “viene motivata dalla mancanza di copertura economica necessaria all'allargamento fino a 20.000 posti disponibili nel sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) partito il 1° febbraio 2014 – ricorda La Manna - Invece di assicurare l'immediata operatività dei posti di accoglienza diffusa che garantiscono standard adeguati di protezione per i richiedenti asilo –continua il gesuita -  assistiamo ancora una volta alla costruzione di un sistema di intervento parallelo attivato e gestito su logiche emergenziali, con evidente spreco di risorse ed abbassamento degli standard di tutela. Tutto ciò non sarebbe stato necessario se i posti del sistema di protezione fossero stati prontamente attivati”. 

Il Centro Astalli chiede quindi  alle autorità competenti di “attivarsi per una programmazione più precisa e realistica degli arrivi in Italia per garantire un’accoglienza dignitosa a tutte le persone in fuga da guerre e persecuzioni. Solo con un approccio strutturale si riuscirà a non stressare i territori locali con interventi improvvisi, non preparati e difficili da gestire, come sta accadendo in questi giorni”.

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