7 ottobre 2014 ore: 17:39
Immigrazione

Richiedenti asilo, Gesuiti: “Accoglienza inefficace. Prima soccorsi, poi abbandonati”

Presentato oggi a Bruxelles il nuovo rapporto del Servizio dei Gesuiti per i rifugiati. Sotto accusa il Sistema comune d’asilo europeo. “Né l'Italia né gli altri Stati europei fanno abbastanza per i richiedenti asilo”
Profughi, rifugiati in attesa alla stazione

ROMA - “I sistemi di accoglienza europei non riescono a tutelare i principi della dignità umana, dell'ospitalità e dell'equità”. È quanto denuncia il nuovo rapporto del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati, che ha raccolto diverse interviste tra i migranti “abbandonati in Italia meridionale” dopo gli sbarchi. Secondo il rapporto “Soccorsi – e poi? Richiedenti protezione internazionale abbandonati in Sicilia” presentato oggi a Bruxelles, il Sistema comune d'asilo europeo, che dovrebbe garantire standard minimi di protezione e di accoglienza, non è poi così efficace. “Un anno dopo la tragica morte di quasi 400 migranti proprio davanti alle coste di Lampedusa – spiegano i gesuiti -, l'operazione italiana di ricerca e soccorso Mare Nostrum ha salvato più di 140 mila vite umane. Ma né l'Italia né gli altri Stati europei hanno fatto abbastanza per rispondere ai bisogni essenziali dei richiedenti asilo in Europa”.

Il rapporto chiede “una maggiore collaborazione tra gli Stati membri dell'Unione europea per sostenere economicamente servizi di accoglienza e procedure d'asilo, ma anche operazioni di ricerca, soccorso e salvataggio”. Tra il 2007 e il 2013, infatti, l’Unione europea ha stanziato circa 700 milioni di euro a sostegno delle procedure d'asilo, meno della metà di quanto invece è stato stanziato per il controllo delle frontiere: cioè 1.820 milioni di euro. “Salviamo persone in mare perché è la cosa giusta da fare - commenta Stefan Kessler, responsabile senior delle Politiche del Jrs Europa -. Ma poi dovremmo penalizzarli perché chiedono asilo? Non ha senso. L'Unione europea non riesce ad essere all'altezza dei suoi standard per quanto riguarda la libertà e i diritti umani”.

Sono le voci dei migranti in fuga da guerre e persecuzioni ad essere protagoniste nel rapporto. Migranti che arrivano da paesi come Afghanistan, Pakistan e Nigeria e che una volta in Italia “si sentono completamente esclusi dalla vita degli italiani – spiega il rapporto - e soffrono a causa di procedure amministrative lunghe e complesse”. Come Marcel, ospite del Cara di Mineo, in Sicilia. Una struttura che accoglie 4 mila richiedenti asilo. “Siamo venuti qui per ottenere libertà – racconta Marcel -, non per trovare nuovi problemi o per essere rinchiusi in un posto isolato dove siamo tagliati fuori da tutto, perché quel posto è praticamente in mezzo al nulla”. Kofi ha perso moglie e due bambini, affogati mentre cercavano di raggiungerlo in Italia. “Mi fanno male le ossa – racconta -. La schiena mi fa ancora male perché dormivo per strada. Dormivo sui cartoni, senza lenzuola né coperte”. Secondo quanto racconta nel rapporto, l'esperienza di Kofi al centro di accoglienza è stata così negativa che ha scelto di andare in Svizzera senza documenti, ma ben presto è stato mandato in un centro di detenzione e rimandato in Italia.

“Ascoltando i migranti, persone che hanno sacrificato tutto per raggiungere un luogo sicuro – spiega Michael Schöpf SJ, direttore del JRS Europa -, ci si rende conto di quanto le politiche nazionali e europee non rispettino la loro dignità e non siano in grado di creare opportunità di impiego né di supportare in alcun modo la loro integrazione nelle comunità”. Per Schöpf, il rapporto vuole essere “un invito a chi legge di rendersi conto della realtà – spiega -. Non possiamo continuare a focalizzarci esclusivamente sulla difesa dei confini. Abbiamo l'obbligo internazionale di sviluppare in Europa sistemi d'asilo equi ed efficienti, che proteggano effettivamente le persone e le aiutino a ricostruire le proprie vite”.

© Riproduzione riservata Ricevi la Newsletter gratuita Home Page Scegli il tuo abbonamento Leggi le ultime news