Ricollocamenti e blocco navale, Msf: “Da Europa e Italia scorciatoie vergognose”
ROMA – Standard minimi di accoglienza non garantiti né in Italia né in Europa, scorciatoie politiche che non risolvono il problema, a partire dai numeri esigui del ricollocamento concordato in sede Ue. E poi l’idea del blocco navale, considerata un’azione prioritaria ma che di fatto renderà ancora più rischiosi i viaggi in mare dei migranti, facendo aumentare il numero delle morti. Lo denuncia Medici senza frontiere (Msf) che oggi lancia un appello ai governi, attraverso l’hashtag #VergognatiEuropa, in vista del vertice del Consiglio europeo previsto per il 25 e 26 giugno.
Msf ricorda che dall’inizio dell’anno all’11 giugno scorso sono state 106 mila le persone giunte in Europa. “Sono persone che scappano da guerre o da regimi oppressivi. In molti partono dalla Libia, che rappresenta il momento apicale della loro odissea. Ma l’unica risposta vergognosa dei nostri politici è quella di creare campi di transito proprio in Libia – sottolinea Loris De Filippi, presidente di Medici senza frontiere – Chi pensa che questa possa essere una soluzione, dà sfoggio di ignoranza e si rileva incurante dei diritti umani. Anche le indiscrezioni sul vertice Ue di domani fanno tremare i polsi: si parla di una riallocazione di 40 mila persone a fronte dei 200 mila arrivi che ci sono stati solo nello scorso anno. Inoltre si continuano a innalzare muri e si portano avanti scelte di deterrenza: l’Austria chiude i confini, la Francia rimanda indietro i migranti, l’Ungheria spenderà milioni euro per muro al confine con la Serbia. L’Europa si impegna in un’azione navale, pensando alla distruzione delle navi e alla lotta ai passeur. Ma le persone che arrivano da noi, scappano da una situazione di disperazione talmente forte, che continueranno a partire, ma lo faranno in maniera diversa e più insicura. Anche se gli stati europei riuscissero a controllare 1.400 chilometri di coste le persone intraprenderanno comunque i viaggi, magari con imbarcazioni più piccole e per loro il rischio di morire aumenterà. Dall’inizio dell’anno abbiamo già contato più di 1.800 vittime del mare”.
Per il presidente di Medici senza frontiere le vie legali e sicure di accesso in Europa sono l’unica via. “E’ necessario sospendere il regolamento Dublino, non è più pensabile che le persone non possano essere condivise tra gli stati e che non possano avere la libertà di muoversi – continua De Filippi -. Si parla molto della creazione di hotspot. Ovvero di centri in Italia e in Grecia, dove procedere con il riconoscimento delle persone che saranno poi reinsediate. Ma quando? Quali saranno i tempi? Siamo già a luglio e i mesi importanti sono questi: tra luglio e agosto arriva il 70 per cento dei migranti. Noi rigettiamo le scorciatoie politiche di chi pensa che il fenomeno possa limitarsi ai blocchi navali – conclude – è una soluzione impensabile, che denota la poca competenza dei politici. Fa paura sapere che gli sforzi sono concentrati solo sul non far partire persone”.
Le oltre 100 mila persone che hanno attraversato il Mediterraneo sono arrivate principalmente in Italia e in Grecia. Nell’appello lanciato oggi, Msf chiede in modo specifico ai leader dell’Unione Europea di mettere a disposizione le risorse necessarie per consentire all’Italia e alla Grecia di assicurare protezione adeguata e condizioni di accoglienza umane nei luoghi di arrivo. Allo stesso tempo aigoverni diItalia e Grecia si chiede di dimostrare un impegno concreto nel migliorare le condizioni di migranti e richiedenti asilo che giungono alle loro frontiere.
“Oggi questa situazione di emergenza non ci sarebbe se ci fossero misure corrette – aggiunge Manu Moncada, coordinatore di Msf per i progetti in Italia, Grecia e Balcani -. Nel giro di 7 mesi abbiamo triplicato i progetti che svolgiamo in Italia, Grecia e nei Balcani. In Grecia il sistema di accoglienza è pressoché inesistente, per anni infatti hanno operato solo attraverso la detenzione sistematica e di lungo periodo dei migranti. In Italia, invece, si continua con l’accoglienza emergenziale e non strutturale: si deve invece fare di più e in maniera strutturata, come avviene nel resto del mondo”. Dall’inizio dell’anno sono state 3.800 le persone soccorse in mare da Medici senza frontiere attraverso le sue tre imbarcazioni (Bourbon Argos, Phoenix e Dignity). In tutto i salvataggi sono stati 20, le persone provenivano da Siria, Eritrea, Somalia e Africa Subsahariana.
“Siamo di fronte a una crisi umanitaria creata ad arte dal fallimento dell’Unione Europea, che non ha saputo mettere in atto politiche e pratiche umane e adeguate per affrontare il problema - aggiunge Aurelie Ponthieu, esperta di Msf per la migrazione - Il deterioramento della situazione non è certo dovuto a numeri ingestibili di migranti e rifugiati, ma è piuttosto il risultato di carenze croniche delle politiche europee nella gestione dei nuovi arrivi. Gli stati membri passano il tempo a discutere di chiusura delle frontiere e costruzione di barriere o a darsi ultimatum reciproci. In questo modo non si fermeranno gli arrivi, ma si comprometterà la collaborazione tra stati per assistere le persone più vulnerabili”. (ec)