Ricorsi beffa per detenzione disumana, Antigone: speriamo nella Cassazione
MILANO - "La magistratura di sorveglianza sta adottando una politica sbagliata. Confidiamo nei ricorsi in Cassazione". È il commento di Simona Filippi, avvocato e difensore civico dell'associazione Antigone, di fronte ai dati sugli appena 87 detenuti che hanno ottenuto un risarcimento per le condizioni di detenzioni nelle carceri sovraffollate, a fronte di ben 18mila istanze presentate e di oltre 7 mila esaminate. "C'è qualcosa che non torna – aggiunge -. E ci auguriamo che la Cassazione si pronunci in linea con le indicazioni che ci vengono dall'Unione europea dopo la sentenza Torreggiani".
L'Italia infatti è accusa di violare l'articolo 3 della Corte europea dei diritti dell'uomo. "Il rischio è che tra un anno i detenuti italiani tornino a fare ricorsi alla Corte di Strasburgo perché di fatto nel loro Paese non viene riconosciuto il diritto al risarcimento. Non dimentichiamo, inoltre, che è vero che le carceri ora sono meno sovraffollate, ma ci sono ancora tante persone rinchiuse in condizioni disumane, con celle che ospitano il doppio dei detenuti previsti".
Il 26 dicembre, inoltre, scade il termine per gli ex detenuti che vogliono presentare domanda di risarcimento. Il decreto legge 92 del giugno scorso, infatti, dà sei mesi di tempi a chi è fuori di fare istanza nei Tribunali civili. Ai tribunali di sorveglianza, infatti, deve rivolgersi solo chi è ancora in carcere. "Vedremo che cosa succede anche su questo fronte - aggiunge Simona Filippi - Non mi aspetto però nulla di buono, visto quel che sta avvenendo nei tribunali di sorveglianza". (dp)