Riforma del terzo settore, "ecco gli errori che il governo sta facendo”
MILANO – "Non c'è una discussione in realtà: si è detto che il terzo settore sarebbe stato il primo. Invece era solo uno specchietto per le allodole". Ecco cos'è rimasto delle Linee programmatiche del governo per la riforma del terzo settore secondo Carlo Mazzini, esperto di legislazione non profit e fiscalità, che interviene a Non profit leadership forum, convegno organizzato da Git Group con il sostegno di Fondazione Cariplo e Dma Italia a Milano. Insieme a Mazzini intervengono Giangi Milesi del Cesvi, Alessandro Betti di Telethon e tanti altri ospiti. Continua Mazzini: "Noto un sentimento generale di diffidenza. Non abbiamo difficoltà a dire chiaramente alla leadership del settore e al governo che stanno facendo degli errori".
Sono tanti gli episodi che hanno alimentato lo spirito critico degli addetti ai lavori. Uno su tutti riguarda la discussione sull'authority per il terzo settore, uno degli elementi più attesi proposto nelle linee guida. "Ci hanno risposto che non ci sono le coperture finanziarie, perché al ministero delle Finanze ci sono dei 'cattivoni' che non si sono resi conto che il terzo settore è il primo. Allora potevano evitare di proporla se il problema era economico", ragiona Mazzini. Le giustificazioni della retromarcia danno l'idea, secondo Mazzini, del poco interesse in realtà riservato al settore.
La confusione regna anche per colpa della costruzione delle Linee guida, "un pot pourri", come le definisce Mazzini, in cui ci sono i più svariati argomenti, dalla riforma del Codice civile, all'impresa sociale. "Mentre scriveva questo libro dei sogni, che si stanno tramutando in incubi, il governo si occupava di materie che toccano direttamente il non profit", aggiunge Mazzini. Anche in questo caso, con esiti lontani da quelli sperati. Di nuovo un esempio su tutti: la nuova legge sulla cooperazione internazionale (che tocca direttamente le ong anche sulla loro qualificazione soggettiva). Secondo Mazzini, la norma contiene "errori madornali", come scrive anche nel suo blog Quinonprofit.it: "Se non si richiama la legge 460/97 nel testo nuovo, le ong perderebbero lo stato di Onlus, la deducibilità delle erogazioni fatte da chiunque, la decommercializzazione delle attività (anche Iva), il 5 per mille".
Il tutto a due giorni dal 10 luglio, giorno del voto del disegno di legge delega sul volontariato, atteso da un mese. Un appuntamento da cui Mazzini spera che il governo esca con "riferimenti precisi a semplificazioni fiscali che per il non profit e per il cittadino potrebbero rivelarsi un risparmio". E conclude: "Sono anni che diciamo alla pubblica amministrazione dove sbaglia ma restiamo inascoltati". (lb)