6 agosto 2014 ore: 14:32
Non profit

Riforma del terzo settore, il primo giro vale appena 50 milioni

Presentato il testo del ddl delega. Restano a secco servizio civile e cinque per mille: la definizione delle risorse rinviata alla legge di stabilità. Alle imprese sociali i 50 milioni individuati. Niente di fatto sul servizio civile aperto agli stranieri, rispunta il tetto sul cinque per mille
Fondi, donazioni, pile di euro

ROMA – Il testo di legge delega c’è, per i soldi si prega di rivolgersi alla legge di stabilità. Fa il suo primo passo ufficiale la riforma del terzo settore, il cui testo (26 giorni dopo la sua approvazione in Consiglio dei ministri) è stato finalmente presentato dal governo (con il ministro Poletti e il sottosegretario Bobba) e trasmesso immediatamente alla Ragioneria generale dello Stato per i controlli di prassi. Sette articoli (e risorse per 50 milioni di euro) che dopo la firma del Capo dello Stato arriveranno in Parlamento per l’approvazione definitiva, che nelle speranze dell’esecutivo dovrebbe avvenire entro la fine del 2014. Da quel momento, il governo avrà 12 mesi di tempo per l’adozione dei decreti legislativi che attueranno nel concreto la riforma.

C’è la semplificazione dell’iter per riconoscere la personalità giuridica delle associazioni, c’è il registro unico delle organizzazioni del terzo settore, c’è il lungo, spinoso e complicato capitolo della semplificazione della legislazione fiscale, ivi compresa l’annosa questione della stabilizzazione del cinque per mille. Ma con un’amara sorpresa perché nel testo si prevede la “determinazione del limite di spesa in coerenza con le risorse disponibili”: il che, tradotto, significa la previsione del famigerato “tetto” massimo di spesa, cioè di quel criticatissimo meccanismo che di fatto negli ultimi anni ha tagliato il cinque per mille facendolo diventare nella realtà un 4 o un 3,5 per mille. E che, va da sé, l’intero mondo del non profit chiede di eliminare. I giochi saranno decisi a fine anno nella legge di stabilità 2015, in cui “potranno essere individuate – dice il testo – ulteriori risorse finanziarie rispetto a quanto stabilito dalla legislazione vigente”.

Sarà così anche per il servizio civile, che vedrà partire quest’anno 35 mila giovani ma punta a raggiungere l’obiettivo dei 100 mila nel 2017. La progressione negli anni 2015 e 2016 sarà specificata dai decreti attuativi e dipenderà, appunto, anche dalle risorse che nel frattempo saranno reperite. Il testo di legge delega non scioglie neppure il nodo sulla partecipazione degli stranieri, che non viene prevista ma nemmeno esclusa: la Cassazione dovrà pronunciarsi a settembre sull’iter giudiziario che si è dipanato in questi anni e il governo ha scelto di attendere. Del resto, al momento appare difficilmente sanabile la contraddizione fra il richiamo all’art. 52 Costituzione che inquadra il servizio civile nell’ambito della difesa della patria e le pronunce giudiziarie che nel tempo hanno imposto l’apertura dei bandi agli stranieri. Quel che è certo è che gli stranieri non potranno partecipare al bando 2014 dei 35 mila partenti. Il servizio civile universale è destinato ai giovani fra i 18 e i 28 anni, con possibilità di durata variabile (si parla di un periodo fra i 6 e i 12 mesi, ma il testo non lo specifica espressamente) e di svolgerne una parte in uno dei paesi dell’Unione europea.

In tutto questo, gli unici soldi individuati dal testo di legge delega sono quelli previsti per l’istituzione di un fondo rotativo destinato a finanziare a condizioni agevolate gli investimenti in beni strumentali materiali e immateriali effettuati dalle imprese sociali, di cui si prevede il riordino e la revisione dell’intera disciplina: si tratta di una somma di 50 milioni di euro per il 2015. Saranno pescati così: 20 milioni dl fondo per interventi strutturali di politica economica (legge 307/2004), altri 20 da fondi del ministero dell’Economia e delle Finanze e gli ultimi 10 milioni dal Fondo per la crescita sostenibile previsto dalla legge che ha convertito il decreto Sviluppo del governo Monti nell’agosto 2012. Per il resto, è precisato che “dall’attuazione delle deleghe non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”. Le speranze di dare adeguato sostegno finanziario alla riforma del terzo settore rimangono dunque legate alla legge di stabilità: una partita, quella che si giocherà fra ottobre e dicembre, che si presenta come decisiva per decidere le sorti dei temi che richiedono inevitabilmente un impegno finanziario. (ska)

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