9 aprile 2015 ore: 13:32
Non profit

Riforma del terzo settore, sì alla legge delega. Tappa storica o chance persa?

La Camera dei deputati ha concluso l'esame e approvato il disegno di legge per la riforma. Ora passa al Senato. Associazioni divise, mentre il Pd difende la riforma. Poletti: "Definito un quadro di regole certe". Argentin (Pd): "Garantita la trasparenza". Marcon (Sel): "Terzo settore asservito alle logiche di mercato"
Augusto Casasoli/A3/Contrasto Camera dei deputati
ROMA - La Camera dei deputati ha concluso l'esame del testo e approvato il Disegno legge di Delega per la riforma del Terzo settore, dell'impresa sociale e per la disciplina del Servizio civile universale. "Voglio esprimere la mia soddisfazione ed il mio apprezzamento per il lavoro svolto dalla Commissione Affari Sociali, dai relatori e dall'Aula che ha consentito di migliorare il testo consegnato dal Governo. L'approvazione di oggi segna un passaggio importante nel percorso parlamentare di un provvedimento che punta, definendo un quadro di regole certe e di trasparenza e senza intaccare il valore della pluralità delle esperienze, ad introdurre misure per favorire la partecipazione attiva e responsabile delle persone, valorizzare il potenziale di crescita e di creazione di occupazione insito nell'economia sociale e nelle attività svolte dal cosiddetto Terzo settore, anche attraverso il riordino e l'armonizzazione di incentivi e strumenti di sostegno". Così a seguito dell'approvazione da parte della Camera del disegno di legge delega per la riforma del Terzo settore, il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti.

- E aggiunge: "Senza dimenticare il riconoscimento del carattere 'universale' del servizio civile, cioè aperto a tutti e su base volontaria, finalizzato a promuovere attività di solidarietà, inclusione sociale, cittadinanza attiva, tutela e valorizzazione del patrimonio culturale, paesaggistico e ambientale del nostro Paese". Per Poletti "la legge delega punta, inoltre, a dare certezza di risorse. Su questo piano, le previsioni che contiene si affiancano a scelte già compiute con la legge di stabilità che ha stanziato oltre 115 milioni che, sommandosi ai 10 milioni ottenuti dai risparmi sulle spese generali della Presidenza del Consiglio, permetteranno, nel 2015, di avviare al servizio civile circa 50 mila giovani. Così come non vanno dimenticati i 500 milioni destinati alla stabilizzazione del 5 per mille, che consentiranno alle organizzazioni del Terzo settore di progettare e programmare i loro interventi finanziati con queste risorse. L'auspicio - conclude il ministro - è che il Senato, al quale passerà ora il testo licenziato dalla Camera, possa assicurare una rapida approvazione del provvedimento".

Le reazioni delle associazioni
. Il Modavi esprime tutta la sua preoccupazione per il contenuto della legge delega. "Riteniamo - si legge in una nota - che questa sia l’ennesima occasione persa dal Governo”. La delega, per l’associazione, “presenta due macroscopiche criticità, che ci auguriamo vengano colmate dal Senato: la mancanza di coinvolgimento degli enti del terzo settore nella fase di stesura dei regolamenti delegati e l’assenza di Autorità Garante del Terzo Settore con ampi poteri di controllo e di garanzia su enti, procedure di affidamento, spese sostenute con denaro pubblico nonché sull’impatto sociale degli interventi finanziati".

Per Vera Lamonica, segretaria confederale della Cgil, "il disegno di legge definisce in modo più chiaro l'ambito della riforma del terzo settore e preserva il ruolo peculiare del volontariato e il suo carattere gratuito. Purtroppo, però, conferma norme che snaturano l'impresa sociale, accentuandone il carattere commerciale".
Per Giuseppe Guerini, portavoce di Alleanza Cooperative Sociali, il disegno di legge delega "va nella giusta direzione e pone le basi per intervenire su un settore che da tempo aveva necessità di essere ordinato con maggior chiarezza e trasparenza". Tra i punti centrali del provvedimento, evidenziata “l’introduzione di una doppia rete di controlli, con l’azione esterna del ministero del Lavoro e dall’Agenzia delle entrate associata a un sistema di accertamenti interni, sulla quale si giocherà la buona riuscita della riforma”.

La presidente di ConVol, Emma Cavallaro, sottolinea il disaccordo della propria associazione “per la scarsa attenzione che - nel testo licenziato dalla Camera - è stata data all’identità delle organizzazioni di volontariato e all’autonomia del volontariato organizzato”.
Positivo invece il commento di Giovanna Melandri, coordinatrice dell’Advisory Board italiano della Task Force G8 sugli investimenti sociali e presidente di Human Foundation. Che afferma: “Da una prima analisi del testo ci sembra che sull’impresa sociale si siano fatti alcuni importanti passi in avanti rispetto alla precedente normativa". La delega, inoltre, "ci restituisce un profilo giuridico dell’impresa sociale più avanzato e, soprattutto, allineato con quanto sta accadendo da tempo negli altri Paesi Europei sull’imprenditorialità sociale".

Le reazioni politiche. Ileana Argentin (Pd): finalmente garantita la trasparenza. Per la deputata del Pd, "ce n'era un gran bisogno e sono certa che episodi come quelli legati a Mafia Capitale non si ripeteranno anche grazie allo scudo di questa legge. Auspico ulteriori aggiustamenti in Senato - aggiunge - che possano contribuire a garantire la trasparenza per le imprese sociali".
Paola Binetti (Ap): distinguere volontariato da impresa sociale. Per la deputata, "la questione sociale, in particolare in questa congiuntura critica, deve tornare al centro del dibattito parlamentare. Per questo voteremo in favore del ddl delega di riforma del terzosettore".  Tuttavia, precisa, "dobbiamo distinguere sempre di più e meglio, anche nei prossimi decreti attuativi, tra terzo settore e Impresa sociale. Al tempo stesso bisogna riconoscere che tra le due realta'' ci possono essere flussi positivi di reciproca influenza ma non sovrapposizione".
Giulio Marcon (Sel): no a una legge che apre alla privatizzazione. Nel corso dell’intervento in Aula, il deputato ha affermato: “Quella approvata oggi è una legge che non tutela i diritti dei lavoratori del terzo settore, che rende subalterno e asservito il terzo settore alle logiche del mercato e della supplenza alle istituzioni pubbliche. Una legge che rischia di ridurre i servizi di welfare per fare spazio alle imprese”.
Ha risposto Edoardo Patriarca (Pd), che ha affermato: “L’intervento di Giulio Marcon mi è sembrato davvero fuori tempo e ovviamente non mi ha stupito il no dei grillini, perché questo loro mettere sempre al centro il tema dei controlli, della corruzione e di disegnare un terzo settore come quello di Mafia capitale non potevamo certo accettarlo come prospettiva della legge". Per Patriarca, invece, siamo in presenza di "uno dei più importanti passaggi di questa legislatura, come fosse una riforma costituzionale”.
E sempre sulle polemiche, Donata Lenzi (Pd), relatrice al Ddl delega, ha aggiunto: "Quella di Sel e M5S è una lettura antica per cui sostenere il Terzo settore sia di per sé segno di una volontà di demolizione del Welfare, cosa che non è assolutamente nelle nostre intenzioni. Riteniamo, invece, che bisogna ricordare che il Terzo settore non si occupa soltanto di assistenza sociale, ma in grandissima misura di cultura, di difesa del patrimonio ambientale, sport e altro. E’ una visione molto limitata di Terzo settore quella che ritiene che sia solo nel sociale”.
Per il sottosegretario al Lavoro Luigi Bobba, invece, "è una riforma importante e attesa che è stata annoverata tra le grandi riforme che trasformeranno il Paese e contribuiranno ad offrire nuove opportunità al cittadino sia come singolo sia nelle formazioni sociali secondo il dettato costituzionale. Se non vi saranno intralci l'iter parlamentare potrebbe terminare prima dell'estate per poi passare, finalmente, alla stesura dei decreti delegati". 

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