Riforma del terzo settore, via libera della Camera. "Passaggio storico"
ROMA – “Uno dei più importanti passaggi di questa legislatura, come fosse una riforma costituzionale”. Con 121 voti contrari, 297 voti favorevoli e 50 astenuti passa in prima lettura a Montecitorio la riforma del Terzo settore: contrari Sel e Movimento 5 Stelle, astenuta Forza Italia. A commentare il voto i deputati del Partito democratico, Edoardo Patriarca e Donata Lenzi, capogruppo Pd in commissione Affari sociali della Camera e relatrice al Ddl delega in materia di Terzo settore. Un testo approdato in aula agli inizi di aprile e che ad oggi ha visto apportare soltanto poche modifiche, ma si tratta del primo passaggio in aula e la partita è ancora aperta.
Una vittoria non a pieni voti, ma con una piena maggioranza. C’è “rammarico” tra le fila del Pd per il no di Sel, spiega Patriarca. “L’intervento di Giulio Marcon (deputato di Sel, ndr) mi è sembrato davvero fuori tempo e ovviamente non mi ha stupito il no dei grillini, perché questo loro mettere sempre al centro il tema dei controlli, della corruzione e di disegnare un terzo settore come quello di Mafia capitale non potevamo certo accettarlo come prospettiva della legge. Abbiamo dovuto respingere tutte quelle norme che calcavano pesantemente sugli aspetti del controllo, della vigilanza, dell’antimafia. Non si poteva orientare una riforma sotto la cifra del controllo e della vigilanza”. Secondo Lenzi, inoltre, da parte di Sel e del Movimento 5 Stelle c’è stata “una lettura antica per cui sostenere il Terzo settore sia di per sé segno di una volontà di demolizione del Welfare, cosa che non è assolutamente nelle nostre intenzioni. Riteniamo, invece, che bisogna ricordare che il Terzo settore non si occupa soltanto di assistenza sociale, ma in grandissima misura di cultura, di difesa del patrimonio ambientale, sport e altro. E’ una visione molto limitata di Terzo settore quella che ritiene che sia solo nel sociale”.
Tra le modifiche apportate al testo, quella sul Codice civile, l’impresa sociale e la vigilanza. “Le operazioni più sostanziali di modifica – spiega Patriarca - sono state quelle di rivedere quegli articoli in cui si impegnava il governo a rivedere il codice civile: l’articolo uno e due erano abbastanza confusi e li abbiamo sistemati migliorandoli, introducendo per la volta la definizione di Terzo settore che prima non esisteva in nessuna norma legislativa”. Il ddl, spiega Lenzi, “prevede la revisione delle norme del Codice civile in materia di associazioni e fondazioni attraverso la semplificazione del procedimento per il riconoscimento della personalità giuridica, l’obbligo di trasparenza e informazione anche con forme di pubblicità dei bilanci e la garanzia del rispetto dei diritti degli associati”. Altro intervento in aula quello sull’impresa sociale. “Il mandato del governo era un po’ troppo largo – aggiunge Patriarca -. Abbiamo limitato la parziale redistribuzione degli utili vincolandola alle normative già esistenti per le cooperative”. Poi la questione della vigilanza. “Abbiamo migliorato quello che il governo chiamava struttura di missione – aggiunge Patriarca -, una struttura fragilissima che non poteva controllare il Terzo settore. Abbiamo preferito affidare al ministero del Lavoro e ad altri soggetti tra cui il terzo settore il compito della vigilanza e del controllo”.
Punto centrale della riforma, aggiunge Lenzi, “l’istituzione del Codice del Terzo settore per la raccolta e il coordinamento delle norme al fine di definire le modalità organizzative e amministrative degli enti che dovranno essere ispirate ai principi di democrazia, eguaglianza e pari opportunità; disciplinare gli obblighi di controllo interno, rendicontazione e trasparenza e le modalità di verifica periodica dell'attività svolta; riorganizzare il sistema di registrazione degli enti attraverso la messa a punto di un registro unico del Terzo settore che sarà istituito presso il ministero del Lavoro con la previsione dell'obbligo della iscrizione per tutti gli enti che si avvalgono di fondi pubblici o privati raccolti attraverso pubbliche sottoscrizioni o di fondi europei”. Tema aperto, infine, quello della definizione di Servizio civile: “La proposta che abbiamo fatto non è stata interpretata da alcuni nel senso che auspicavamo – aggiunge Lenzi -. Penso che sarà necessario intervenire ancora per chiarire che non abbiamo alcuna intenzione di perdere quel contenuto non violento e di difesa non armata della patria che è propria del Servizio civile”. Sul resto del testo, inoltre, per Lenzi “ci sono stati miglioramenti anche tecnici per riuscire a rendere il testo più comprensibile”.
Un passaggio storico. Per Patriarca il voto di oggi ha segnato “uno dei più importanti passaggi di questa legislatura, forse poco percepito come passaggio di rilievo. Per me è stato un passaggio pari ad una riforma costituzionale perché in qualche modo ridisegna la struttura della società civile, che è parte della Repubblica. Questo momento era atteso da anni”. Un “buon testo”, aggiunge Patriarca, “decisamente migliorato rispetto a quello che ci ha consegnato il governo. Poi qualcuno dirà che non va ancora bene e vedremo col passaggio al Senato”. Per Lenzi, infine, l’iter potrebbe non apportare grosse modifiche. “Non so dire se ci potranno essere modifiche nei prossimi passaggi parlamentari – spiega -, ma non credo che possano esserci modifiche significative. Abbiamo cercato di lavorare tenendo un contatto con i senatori. La vera partita saranno i decreti”. (ga)