Riforma dell'impresa sociale, Barbieri: "Serve anche quella del fisco"
Pietro Barbieri
ROMA - "Quello che rischiamo oggi è che si faccia una grande riforma sull'impresa sociale, ma non quella del fisco. O che venga in un secondo tempo. Il rischio è che si partorisca anche una legge straordinaria, ma che non abbia quello strumento attrattivo che sono le agevolazioni fiscali". Così Pietro Barbieri, portavoce del Forum del Terzo settore durante il suo intervento al convegno sull'impresa è la finanza sociale organizzato da Confindustria e San Patrignano oggi a Roma. Per Barbieri, quello dell'impresa sociale è un tema complesso, ma "l'augurio è che finalmente si cominci a riflettere attorno al tema dell'economia sociale perché finora, in realtà, la discussione è stata slegata e lo stesso disegno di legge delega prende vita molto rapidamente come è stile di questo governo, senza una possibilità di confronto tra i soggetti in campo".
Per il portavoce del Forum, però, la riflessione deve partire dal modello di welfare che si vuole portare avanti. "In Europa conosciamo un welfare prevalentemente pubblico - ha aggiunto Barbieri -, sul quale evidentemente vale la pena soffermarsi. In Italia abbiamo una spesa ridicola rispetto ad altri paesi con cui ci confrontiamo. Siamo ormai indietro di parecchio. Basta pensare che sul contrasto alla povertà siamo ventisettesimi su 27. Sulla non autosufficienza siamo venticinquesimi su 27. Sicuramente gli strumenti innovativi come i Social bond sono straordinari, ma ricordo che gli stessi analisti del secondo welfare continuano ad affermare che senza il primo welfare è difficile che il secondo si possa affermare. Nel contrasto contro la povertà, quando c'è bisogno di strumenti netti come sono quelli del sostegno economico, non lo può fare altro che la fiscalità generale. Per questo bisogna capire qual è il modello che abbiamo di fronte e dove lo portiamo - ha concluso Barbieri -. Gli strumenti che si vanno ad identificare, poi, sono all'interno di una dimensione di questa natura". (ga)