Riforma della giustizia, commissioni al via. Giostra: compito delicato
ROMA – Sono state costituite dal ministro della Giustizia, Andrea Orlando, tre commissioni di esperti chiamati a formulare, in attuazione della legge delega, le proposte per la riforma dell’ordinamento penitenziario e del sistema delle misure di sicurezza. Si avvia così a completamento il percorso promosso 2 anni fa dal Guardasigilli con gli Stati generali dell’esecuzione penale ed è un cordone doppio a legare le due fasi: al timone della Commissione per la riforma dell’ordinamento penitenziario e nel ruolo di responsabile del coordinamento dei gruppi c’è lo stesso giurista che per più di un anno ha diretto il Comitato scientifico del movimento culturale pensato da Orlando per ridisegnare il volto degli istituti di pena italiani, dopo la condanna arrivata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. Per Glauco Giostra, ordinario di Procedura penale all’università Sapienza, già membro del Csm e presidente di diverse altre commissioni ministeriali, una nuova sfida da portare a termine nei brevissimi tempi a disposizione: le bozze degli schemi dovranno essere pronte, infatti, per il 31 dicembre 2017. Nell’intervista a Redattore Sociale le novità, le criticità e gli obiettivi del delicato passaggio del processo di riforma.
Presidente Giostra, quali sono le novità più qualificanti della legge Delega?
Per alcuni filoni tematici la Delega ripercorre, approfondendole e rilanciandole, le linee di fondo della legislazione penitenziaria vigente: si pensi, ad esempio, all’individualizzazione del trattamento rieducativo, alla valorizzazione del lavoro, all’importante ruolo da riservare al volontariato. Per altri, si registra un’inedita attenzione ad aspetti trascurati dall’attuale normativa. Si pensi all’affettività, ai collegamenti audiovisivi, alla giustizia riparativa, in particolare. Ma soprattutto il Parlamento, con più di 40 anni di ritardo, ha dettato al Governo le linee portanti di un ordinamento penitenziario a misura di minorenne: un ordinamento tutto da inventare che speriamo riesca a fare del minore non già ‘una frazione’ dell’adulto, ma una entità qualitativamente diversa. Non più mere diminuzioni di pena o accessi facilitati ai benefici, ma risposte sanzionatorie e misure rieducative calibrate su questa peculiarissima realtà in divenire. Sarebbe stato, anche su questo piano, quanto mai opportuno che non venisse abbandonata la via della rifondazione del sistema sanzionatorio. Formalmente fuori della delega penitenziaria, ma a questa strettamente collegata, c’è poi la radicale riforma delle misure di sicurezza.
Per la parte relativa a minorenni e giustizia riparativa e per quella su misure di sicurezza e assistenza sanitaria sono state istituite le altre due Commissioni, presiedute rispettivamente da Francesco Cascini, sostituto procuratore al tribunale di Napoli, già capo del dipartimento minorile, e da Marco Pelissero, ordinario di Diritto penale all’università di Torino. Partecipano ai lavori, il Capo di Gabinetto, dell’Ufficio legislativo, dei Dipartimenti per gli affari di giustizia, della Giustizia minorile e dell’Amministrazione penitenziaria.
Quali sono i limiti della legge Delega, se ci sono?
Non sempre i criteri direttivi riescono ad esprimere in modo nitido le coordinate entro cui il governo è autorizzato dal Parlamento ad esercitare il potere legislativo in sua vece. Qualche volta le maglie normative sono troppo lasche. Sarà compito del legislatore delegato trovare formule attuative in linea con lo spirito complessivo della Delega. Dal punto di vista dei contenuti, nel corso dei lavori preparatori sono riemersi alcuni automatismi preclusivi, nonostante l’indirizzo di fondo li vedesse destinati all’abbandono. Si dovrà cercare di costruire un sistema complessivamente coerente e credibile.
Come saranno utilizzate le informazioni arrivate dagli Stati generali?
Dall’accesso alle misure alternative alla giustizia riparativa, dalle opportunità di lavoro alla medicina penitenziaria, dall’assistenza psichiatrica alla sorveglianza dinamica, dagli interventi a tutela delle donne recluse all’esecuzione nei confronti di minorenni: i temi definiti dal perimetro della delega coincidono in larga parte con quelli su cui gli Stati generali hanno lavorato, elaborando interessanti ipotesi di riforma. Anche se un conto è l’attività svolta in quella sede, un conto è tradurre le idee in disposizioni di legge. Non c’è dubbio però che senza i cospicui risultati degli Stati generali, l’obbiettivo di concludere l’elaborato normativo in pochi mesi non sarebbe stato soltanto ambizioso, ma velleitario.
Proprio in vista del poco tempo e dell’imponente impegno che attendevano il legislatore delegato, tempo fa, insieme a un collega della Sapienza, ho chiesto a diversi colleghi, magistrati e avvocati: ‘se foste nel Governo come realizzereste uno o più punti della Delega?’. I contributi che sono arrivati, e si tratta di materiale quantitativamente e qualitativamente cospicuo, sono stati raccolti in un fascicolo: ‘Proposte per l’attuazione della Delega penitenziaria’. Sono quasi 400 pagine di schede normative, riunite per criteri di Delega. In ciascuna scheda sono riportate la norma, la modifica e l’illustrazione delle ragioni della proposta. Un lavoro ‘di pronto consumo’ che dovrebbe facilitare il compito al legislatore delegato.
Dalla presidenza della Commissione mista del Csm, al coordinamento del Comitato scientifico degli Stati generali. Come sta affrontando questo nuovo incarico?
Ci attende un compito estremamente delicato e complesso. Sarà un lavoro intenso che avrà bisogno del contributo di tutti, anche di chi non fa parte delle Commissioni, perché si tratta di un importante progetto di riforma il cui destino dipende molto da un forte cambiamento nella percezione sociale della pena e della sua funzione, che poi è stato l’obbiettivo principale degli Stati generali. L’approvazione del disegno di legge delega rappresenta comunque un importante segnale in tal senso ed è fondamentale coglierne e trasmetterne il significato politico-culturale. Dopo le ‘ventate’ riformiste, in risposta all’umiliante condanna arrivata dalla corte europea, ci si poteva aspettare uno stallo, se non addirittura un periodo di ‘risacca legislativa’. Invece il Parlamento ha trovato la determinazione politica per approvare linee guida con l’intento di ridare vento alla vela del principio costituzionale secondo cui le pene devono tendere a rieducare socialmente il condannato. E già il plurale sta ad indicare che il carcere non è l’unica soluzione e che, anzi, la prospettiva sanzionatoria è destinata a guardare ben oltre le sbarre se si vogliono ottenere risultati sia in termini di rispetto del dettato costituzionale che di sicurezza sociale. (Teresa Valiani)