31 gennaio 2014 ore: 14:48
Famiglia

Riforma delle adozioni, AiBi: ''Ripartire da zero''

Secondo l’associazione è necessario riscrivere completamente le regole del gioco per arginare le fuga delle famiglie adottive e giungere alla gratuità delle adozioni. Tra le proposte: regionalizzazione degli enti autorizzati, maggiori standard di efficienza e qualità, certificazione di bilancio, soglia minima di adozioni
Adozioni internazionali. Mamma e figlia

ROMA – “Ripartire da zero”. È la proposta del presidente Ai.Bi. Marco Griffini, presentata giovedì 30 gennaio durante l’audizione in Commissione bicamerale Infanzia e Adolescenza, convocata d’urgenza per discutere sul tema della riforma delle adozioni internazionali inItalia. L’associazione propone di riscrivere completamente le regole del gioco, “rimettendo le autorizzazioni, ma continuando a operare per un periodo di transizione”, necessario per giungere alla nuova normativa.

In particolare, sarebbero da rivedere i requisiti di legge per riconoscere l’autorizzazione a un ente che effettua adozioni internazionali, elevando gli standard di efficienza e di qualità in vista di una futura gratuità delle adozioni e di un iter qualitativamente più elevato e meno burocratico.  “Le soluzioni ci sarebbero, sono tutte indicate nella nostra proposta di legge” - sottolinea Griffini - . “Quanto all’Italia, proponiamo ad esempio una ‘regionalizzazione’ degli enti, che dovrebbero avere una sede in ogni regione in cui operano, la certificazione del bilancio, una ‘soglia minima’ di mandati e di adozioni effettuate in un anno.”

Nella proposta di riforma presentata già alcuni mesi fa in Parlamente, l’Ai.Bi. si sofferma anche sui requisiti delle sedi esteri che devono avere una sede effettiva con personale dipendente,  garantire la tracciabilità dei trasferimenti monetari, l’obbligatorietà delle attività di cooperazione internazionale e lo status di organizzazione non governativa riconosciuta dal Ministero degli affari esteri. Soltanto in questo modo sarà possibile, secondo l’associazione, avviare unpercorso virtuoso di ricerca dell’efficienza, che finirà con il premiare gli enti più organizzati e capaci di realizzare un numero elevato di adozioni”. Saranno così sufficienti venti organizzazioni di grandi dimensioni, solide e capaci di supportare le opportune politiche estere di rafforzamento delle relazioni internazionali, in vista dell’apertura di nuovi paesi.

Secondo Griffini “occorre arginare questa preoccupante ‘fuga’ delle famiglie adottive, che sono diminuite di quasi un terzo in quattro anni”. Con la nostra ‘ricetta’ – conclude il presidente Ai.Bi. –  il costo delle adozioni potrebbe essere ridotto, aumentando allo stesso tempo la qualità dei servizi resi: questo permetterebbe di riavvicinare le coppie all’adozione, tornando a far crescere i numeri, che da qualche anno sono in picchiata. Noi la nostra proposta, fatta di soluzioni concrete, l’abbiamo fatta: ora serve la volontà politica di portarla avanti nelle sedi opportune.”

 

 

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