Riforma sanità lombarda, associazioni denunciano: manca la salute mentale
MILANO - La riforma della sanità lombarda è monca: non c'è il capitolo sulla salute mentale. "È inaccettabile", tuona don Virginio Colmegna, presidente della Casa della Carità e della Campagna per la salute mentale, alla quale aderiscono associazioni, operatori, pazienti e famigliari. Realtà che oggi si ritrovano nell'aula Gaber del Pirellone, per presentare le dieci richieste che rivolgono al Consiglio regionale e al Governatore Roberto Maroni. In particolare chiedono l'istituzione di una consulta permanente, "in cui siedano associazioni, pazienti e famigliari perché siano costantemente ascoltati e non a decisioni ormai prese", sottolinea don Colmegna. Se non verrà istituita, ogni 15 del mese "ci ritroveremo sotto Palazzo Lombardia ciascuno con una sedia e faremo così una consulta dal basso", annuncia il sacerdote.
Spetta dunque al Consiglio regionale, che il 14 luglio inizierà la discussione del disegno di legge di riforma della sanità lombarda, accogliere o meno i dieci punti della Campagna. "Dopo anni di immobilismo, sarebbe arrivato il momento di promuovere un ampio e serio dibattito sull’impostazione culturale che si vuole scegliere e sulle scelte organizzative che ne conseguono -spiega don Colmegna-. Serve un forte cambiamento: sostegno, prossimità, riabilitazione, reinserimento sociale sono parole d’ordine dalle quali non è possibile prescindere, se davvero si vuole concretizzare una riforma che abbia un impatto positivo sulle vite di chi ha dei disturbi psichici”. Grandi assenti al convegno di presentazione dei dieci punti assessori e consiglieri regionali della maggioranza. L'assessore alla salute Mantovani ha mandato solo una mail in cui loda l'iniziativa. "Purtroppo la montagna sta partorendo il topolino -ha spiegato Caro Borghetti consigliere del Pd (dello stesso partito erano presenti anche Sara Valmaggi, Mario Barboni e Fabio Pizzul)-. La riforma della sanità è stata ridotta al progetto di accorpamento delle Asl e delle aziende ospedaliere. Della salute mentale e di tanti altri temi non se ne occupa".
Nei dieci punti del documento ci sono richieste molto precise. La prima è l'accorpamento tra assessorato alla salute e quello al welfare. Inoltre, servizi territoriali con più personale, più risorse e orari di apertura più rispondenti alle esigenze dei pazienti (almeno 12 ore al giorno per sei giorni alla settimana). Le associazioni vogliono anche la costituzione presso l'assessorato dell'Ufficio salute mentale con compiti di informazione, gestione dei contenziosi e orientamento generale. C'è poi un problema di carenza di operatori in tutte le strutture: basterebbe però, si legge nel documento, rispettare gli standard di personale previsti dal Progetto obiettivo salute mentale 1998-2000, ossia uno ogni 1.500 abitanti. (dp)