Riforma Terzo settore, Consulta servizio civile: "Manca confronto sui decreti attuativi"
ROMA - “Preoccupazione” per il mancato avvio di un confronto “serio e concreto” sui decreti di attuazione della legge delega di riforma del Terzo settore (n. 106 del 6 giugno 2016) ed in particolare per quello che riguarda l’attuazione dell’art. 8 che innova il servizio civile in chiave “universale”. E’ quanto esprime il Presidente della Consulta nazionale del servizio civile, Giovanni Bastianini, con una lettera inviata lo scorso 15 luglio al Capo dipartimento della Gioventù e del Servizio civile nazionale, cons. Calogero Mauceri, e diffusa oggi sul sito di Arci Servizio Civile.
“Sulla riforma, che pure è centrale nella vita del Servizio Civile Nazionale, non abbiamo ricevuto né testi né bozze (del decreto di attuazione, ndr), dovendoci accontentare ad ogni appuntamento di una ripetizione dell’elenco dei nodi da affrontare, senza un calendario e un’agenda chiara che aiuti i membri della Consulta, ma in generale tutte le componenti del mondo del SCN, a dare il proprio contributo in modo trasparante ed utile”, denuncia Bastianini che ricorda anche come finora “lo stile di governo del SCN” sia stato sempre impostato dal cons. Mauceri sul “confronto e una discussione franca e puntuale di tutti i passaggi cruciali”.
Il Presidente delle Consulta riferisce in merito anche di “voci” relative all’esistenza di una prima bozza di articolato redatta dal Dipartimento: “Se ciò corrisponde al vero, riteniamo di poter chiedere che quel testo venga distribuito e vengano fissati i termini per la sua discussione”.
Tra i temi che vengono individuati da Bastianini come più urgenti da affrontare c’è quello della nuova “governance” del servizio civile universale, ed in particolare i compiti che dovrebbe assumere il Dipartimento e di conseguenza il ruolo che potrebbero avere le Regioni e Provincie Autonome. “E’ convinzione di molti di noi che la costruzione di una gestione ‘nazionale’, che superi la semplice risultante della spartizione di competenze, risorse e autonomie discrezionali dalla quale veniamo, richieda lo sforzo della costruzione di un modello ‘partecipativo’ che sappia coinvolgere anche le Regioni. Sarebbe, a nostro avviso, riduttivo e insufficiente sbrigare la questione riservando le decisioni allo Stato e l’attuazione alla periferia degli Enti, sia pubblici che non profit, con un qualche ruolo di vigilanza o controllo o monitoraggio assegnato alle Regioni”, scrive Bastianini.
Per quest’ultimo inoltre “occorre tener conto che la riforma va fatta mentre si continua a lavorare perché non ci siano sospensioni o ritardi nello svolgimento ordinato delle attività proprie del Servizio Civile Nazionale, che non possiamo permetterci di ‘fermare’ in attesa del nuovo assetto”, e anche per questo occorrerebbe evitare di sprecare “energie e attenzioni per fronteggiare ipotesi di scuola o idee di riforma che esulano dall’ambito della legge approvata”.
Bastianini fa riferimento ad una “voce girata con insistenza, circa lo spostamento al di fuori della Presidenza del Consiglio dei Ministri della struttura di gestione nazionale del nuovo SCU”, che potrebbe passare sotto le dirette dipendenze del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. “Una voce particolarmente fastidiosa e disturbante – precisa -, in quanto in grado di alimentare una improvvida ‘crisi di identità’ nel personale del Dipartimento con il quale dialoghiamo e collaboriamo da anni”. “Il senso delle Istituzioni condiviso da tutti i membri della Consulta – prosegue poi -, che è alla base dell’impegno di questo organismo in una piena e franca collaborazione con il Dipartimento, nonché la stima e l’apprezzamento convinto sull’operato del Sottosegretario Bobba, ci impediscono di immaginare che la riforma del Servizio Civile Universale sia un processo così ‘leggero’ e alla fine di scarsa rilevanza da permetterne una gestione alquanto approssimativa, dove a fianco delle linee fissate nel corso di un approfondito dibattito parlamentare possano stare con pari dignità pareri, ipotesi, ragionamenti di convenienza del tutto estranei alle stesse linee e ai contenuti approvati dalla legge”.
“Caro Consigliere – conclude il Presidente della Consulta nazionale nella sua missiva -, mi auguro che le prossime settimane ci consentano, sulla base di decisioni appropriate, di tornare alle modalità di collaborazione e di confronto che Lei stesso ha proposto come regola dei rapporti tra l’istituzione che Lei dirige, la Consulta e gli Enti che vivono con senso di responsabilità le dinamiche del Servizio Civile nazionale, da trasformare ora in SCU. […] Vorremmo davvero che la riforma […] possa essere una vera occasione di festa, perché celebra l’indubbio successo di ciò che finora siamo stati capaci di realizzare e apre nuovi spazi di crescita per tutti, per il Dipartimento, per gli Enti, per i giovani e per l’intero Paese”. (FSp)