Riforma terzo settore, Convol: "No ai rimborsi forfettari"
ROMA – Un no assoluto ai rimborsi forfettari, che non devono entrare nelle organizzazioni di volontariato: “Sarebbe un vulnus ai principi stessi del volontariato, ad iniziare dalla gratuità e dalla trasparenza”. Ad esprimerlo è Emma Cavallaro, presidente nazionale della Convol (Conferenza permanente delle associazioni, federazioni e reti di volontariato), che viene sentita dai deputati della Commissione Affari sociali nel corso dell’iter della legge delega di riforma del terzo settore. In verità la norma non è contenuta nel ddl delega, ma in una delle due proposte di legge che erano già all'esame della commissione e che sono state affiancate alla legge sul terzo settore. In particolare, in tale pdl (a firma Maestri ed altri) si prevede la possibilità di un rimborso senza documentazione per i volontari, fino a 2.000 euro. “Nessuna deroga”, dice Cavallaro, può essere ammessa, neppure se giustificata con il fatto di ricoprire gratuitamente cariche sociali all’interno delle stesse associazioni. I rimborsi devono essere solo quelli “documentati e autorizzati”. “Le organizzazioni di volontariato – aggiunge Cavallaro - rischiano di essere schiacciate sui servizi, sul ruolo di supplenza che spesso giocano in mancanza di un’azione dello Stato: se il governo vuole più coesione sociale deve promuovere politiche che favoriscano il volontariato”. E indica la necessità di misure di controllo e di sanzione.
Dal volontariato ai centri di servizio per il volontariato. Il presidente di CsvNet, Stefano Tabò, sottolinea il ruolo dei 78 Csv presenti oggi in Italia e il fatto che l’infrastruttura dei Csv è una “risorsa qualificata per accompagnare il volontariato nelle sue sfide future”. No all’omologazione, ma si all’esaltazione di forme di cooperazione a livello nazionale, regionale e locale. “Dopo 15 anni la fase sperimentale dei Csv è da considerare finita e ci vuole un sistema più snello”, dice anticipando la volontà di una riorganizzazione sul territorio che prende la dimensione regionale come punto di riferimento, ferma restando la possibilità di articolare i singoli Csv anche su altre dimensioni. Nel ddl delega le norme riguardanti i Csv sono molto sintetiche, particolare che consente al mondo del volontariato di avere margini per un autogoverno capace di renderlo snello e funzionale. Posto che per poter operare servono comunque le risorse, e – fa notare Tabò – il crollo del 54% dei contributi delle fondazioni di origine bancaria rilevato negli ultimi cinque anni è fortemente negativo e destinato ad accrescersi con la nuova legge di stabilità.
E per le fondazioni di origine bancaria – o per le fondazioni tout court, come preferisce, facendo notare che ormai da tempo non ci sono contatti fra esse e le banche – interviene Vincenzo Marini Marini, rappresentante dell’Acri (Associazione di fondazioni e di casse di risparmio) che sottolinea il lavoro comune svolto insieme a Csv e organizzazioni di volontariato. “Il valore aggiunto delle fondazioni è sempre di più non il fatto di avere il denaro ma quello di fare sistema insieme alle associazioni”. E fa due esempi: un progetto di 100 mila per l’arte e uno di 7 mila euro per le adozioni, Nel primo, spiega, si attua una mera distribuzione di denaro per il restauro di una chiesa antica, e tutto finisce là. Nel secondo invece si raccoglie il bisogno, si trovano due avvocati disposti a fare consulenza un pomeriggio a settimana, altre otto persone disposte a donare un giorno a settimana e si apre un centro di assistenza legale e burocratico completamente gratuito per chi vuole percorrere la strada delle adozioni: “Erano solo 7 mila euro contro 100 mila, ma il secondo progetto ha creato più utilità sociale”. Ecco, dice Marini Marini, questa è la frontiera del futuro, un raccordo stretto fra fondazioni, volontariato, Csv, e anche istituzioni. Con un appunto sulla parte fiscale, visto anche le norme contenute in legge di stabilità: “Negli altri paesi Ue, con la crisi del welfare pubblico, si danno segnali che incentivano il welfare di comunità: ci preoccupa molto leggere i segnali che arrivano a riguardo qui in Italia, noi chiediamo una fiscalità che incentivi la progettazione condivisa”.
In audizione hanno portato i propri contributi anche Adusbef, Cittadinanzattiva, Libera e il ricercatore della scuola Sant’Anna di Pisa Luca Gori. Hanno mandato documenti e memoria scritte le altre sigle convocate che non hanno effettivamente partecipato all’audizione, da Caritas Italiana a Sbilanciamoci. (ska)