Riforma terzo settore, il governo non cambia idea: "Ecco perché diciamo no all’Agenzia"
ROMA – Via libera in Senato alla riforma del terzo settore entro l’estate? “Io spero proprio di si, spero che il Senato acceleri il passo e si arrivi all’approvazione in tempi brevi”. Il sottosegretario al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, Luigi Bobba, non abbandona la speranza di vedere un nuovo via libera al ddl delega sulla riforma del terzo settore nelle prossime settimane: dopo un mese di pausa, l’iter è ripreso due giorni fa con le audizioni svolte dalla Commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama, che prossimamente inizierà l’esame degli emendamenti che saranno presentati al testo. “Non sono passati due giorni, non è passato un mese ma è passato quasi un anno, visto la legge fu annunciata alla Camera nel mese di agosto 2014: mai una legge ha avuto una consultazione così ampia con incontri e dibattiti. Va bene ascoltare e confrontarsi – dice Bobba – ma poi bisogna prendere una strada e seguirla, se no ci esauriamo nel dibattere”.
E a proposito di dibattere, nel corso delle audizioni una delle richieste più rilevanti pervenute dal Forum del Terzo settore è stata quella di riaprire i giochi sulla possibilità di prevedere una Authority del Terzo settore alla quale assegnare compiti di vigilanza, di controllo, di monitoraggio, di trasparenza. Una richiesta che nel dibattito parlamentare alla Camera era stata caldeggiata anche dalle opposizioni ma alla quale governo e maggioranza non hanno acconsentito. E anche al Senato il relatore Stefano Lepri (Pd) ha chiaramente affermato di dare per acquisita la scelta di assegnare tali compiti al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.
“A questo riguardo – spiega ora il sottosegretario Bobba - noi abbiamo fatto una scelta articolata: da parte nostra non c’è un semplice ‘no all’Agenzia’ ma la predisposizione di tre tipi di strumenti che insieme costituiscono una forma di promozione e di controllo poliarchico. Da un lato abbiamo creato presso la Presidenza del Consiglio dei ministri il luogo dell’integrazione di tutte le politiche per il terzo settore, cosa che non esisteva: io oggi mi trovo spesso a gestire i rapporti con gli altri ministeri in assenza di un qualsivoglia luogo di coordinamento. In secondo luogo – continua - andremo a creare con i decreti legislativi una nuova forma di rappresentanza delle organizzazioni del terzo settore, con la nascita possibile di un Consiglio nazionale del Terzo settore, come c’è oggi il Consiglio nazionale dei consumatori, cioè una forma di rappresentanza meno frammentata (oggi qua e là ci sono singoli osservatori), una forma di rappresentanza più integrata e più incisiva che abbia proprio il compito di indicare al ministero le linee per l’attuazione uniforme della legislazione su tutto il territorio nazionale. In terzo luogo – elenca ancora Bobba - abbiamo messo in capo al Ministero del lavoro e delle politiche sociali la funzione specifica della vigilanza e del controllo e a tal riguardo metteremo sicuramente le risorse necessarie. Al riguardo abbiamo articolato un controllo che deve essere più puntuale e costante sulle grandi realtà, o per meglio dire su quelle che hanno attività economiche rilevanti: queste sono poche, appena il 4,5 % del totale, ma da sole producono l’81% del fatturato del terzo settore. Sulle altre, optiamo per un controllo indiretto attraverso i Centri di servizio per il volontariato, poiché le piccole organizzazioni hanno bisogno più di essere accompagnate che di essere invasivamente controllate, perché quando si hanno bilanci da 5 a 30 mila euro non è che possiamo scatenare la Guardia di Finanza: sarebbe, oltreché stupido, dispendioso e inutile”.
Riepilogando, dice Bobba, “credo che il sistema che abbiamo creato di promozione uniforme della legislazione, di integrazione fra tutte le amministrazioni dello Stato e di controllo mirato e indifferenziato, possa corrispondere bene alle attese che erano state messe tutte sull’Agenzia. Non credo che l’Agenzia sia una specie di àncora senza la quale si affonda, credo che questa struttura che abbiamo delineato, magari perfezionata, possa essere efficace per come è configurato il terzo settore”. (ska)