Riforma terzo settore. Imprese sociali, "confini col profit diventano sottili"
ROMA - “Erano anni che tutto il Terzo settore aspettava la riforma della legislazione. Al Governo va il nostro apprezzamento per essere riuscito in tempi brevi a produrre un Ddl che peraltro aggiorna anche altre materie: dal servizio civile, al 5x1000”. E' il commento di Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci.
“E' importante - continua Chiavacci - che venga riconosciuta al Terzo settore la sua peculiare funzione di promotore di cittadinanza attiva e di partecipazione, attivatore delle energie sociali positive, costruttore di coesione, inclusione, sviluppo. E' anche positivo il tentativo di coordinare e armonizzare le numerose norme che toccano questo comparto, da quelle di natura fiscale a quelle sui controlli e la trasparenza”.
“Ci sono tuttavia alcune questioni che ci lasciano perplessi - sottolinea la presidente dell’Arci - come le nuove caratteristiche che assume l'impresa sociale, i cui confini col profit diventano molto sottili; e anche l’eccesso di rigidità normativa quando si pretende di elencare tutte le attività solidaristiche o di pianificare le forme organizzative degli enti associativi. Come pure non ci piace il limite posto al 5x1000 in coerenza con le risorse disponibili che, in un periodo di difficoltà economiche e finanziarie come quello che stiamo attraversando, non annuncia niente di buono". Per l'Arci era inoltre necessaria "la creazione di un organismo di promozione di tutto il terzo settore, ancora orfano della disciolta agenzia".
Ma, prosegue la presidente, "la cosa che ci lascia più perplessi è la modestissima, quasi assente, copertura finanziaria del provvedimento: non si può fare una legge come questa, che si pone l'obiettivo ambizioso di promuovere e sviluppare un rilevante comparto della società e dell'economia nazionale, senza dotarla degli strumenti finanziari necessari". "Su questo e sugli altri punti di debolezza del provvedimento – conclude Chiavacci - ci aspettiamo che il futuro percorso parlamentare ponga rimedio, magari riaprendo un confronto più sistematico con le organizzazioni sociali e con i loro organismi di rappresentanza, che in questa fase è stato un po' trascurato”.