Riforma terzo settore, in Commissione "più critiche di quelle che avremmo meritato"
ROMA – Il tema dell’impresa sociale appare “più controverso” di quanto le norme che si vogliono introdurre giustificherebbero: in ogni caso “la distribuzione degli utili potrà avvenire solo in maniera parziale e una buona parte di essi dovrà costituire riserva indivisibile”. Il sottosegretario al Lavoro e Politiche sociali, Luigi Bobba, replica alle osservazioni dei deputati della Commissione Affari sociali al termine del primo giro di interventi sulla legge delega di riforma del terzo settore, e non può non soffermarsi sull’impresa sociale e sulle nuove norme che il governo vorrebbe introdurre. Molti deputati hanno infatti espresso nel corso della discussione perplessità, se non proprio contrarietà, sul tema, in particolar modo sulla possibilità di distribuzione degli utili: a loro Bobba risponde relativizzando la portata dei mutamenti e invitando a leggere meglio la proposta di legge che lui stesso aveva presentato sull’impresa sociale e che è stata abbinata, nell’iter, al ddl delega sul terzo settore. Bobba ricorda anche che con l'introduzione delle cooperative sociali l'Italia si era posta all'avanguardia a livello europeo, e invita così a “non arroccarsi su posizioni conservatrici” e anzi a “proseguire nel necessario processo innovativo” per rispondere ai nuovi bisogni. In ogni caso, spiega che la distribuzione degli utili potrà avvenire solo in maniera parziale e che una buona parte di essi dovrà costituire riserva indivisibile, e precisa che, oltre alle risorse previste con il provvedimento in esame, il governo sta lavorando per individuare in anticipo una dotazione finanziaria aggiuntiva per il settore.
Ma non c’è solo l’impresa sociale. All’osservazione – avanzata dalle opposizioni - sull’inopportunità di non forzare il dibattito in Commissione chiedendo “tempi brevi” per l’approvazione del ddl, Bobba risponde in modo indiretto auspicando “tempi certi”, assumendosi al tempo stesso, a nome del governo, l'impegno ad “emanare i previsti decreti legislativi in tempi rapidi”. Sul servizio civile il sottosegretario ammette che “la dotazione prevista attualmente dalla tabella C della legge di stabilità appare insufficiente”, mentre rispedisce al mittente l’appunto che la legge delega non rappresenti lo strumento adatto per affrontare la materia. Ai molti che l’hanno fatto notare, Bobba spiega che “la delega non rappresenta uno stravolgimento delle regole ma costituisce un modo ordinario di legiferare sulla base di criteri certi e definiti”, tanto più per un provvedimento preceduto da un’ampia consultazione pubblica. C’è spazio anche per una replica sulle perplessità da molti manifestate circa la debolezza del sistema di controllo previsto dal testo del governo: al riguardo Bobba osserva che la struttura di missione prevista dal provvedimento “potrebbe rappresentare una fase intermedia prima di arrivare all'istituzione di un'apposita Agenzia” e che in ogni caso essa “rappresenta comunque un elemento di coordinamento delle politiche relative al terzo settore”. La discussione in Commissione proseguirà ora nei prossimi giorni con le prime audizioni informali: un calendario che non dovrebbe essere corto, visto il gran numero di richieste pervenute da soggetti del terzo settore.
In generale, il primo giro di interventi ha evidenziato una spaccatura abbastanza netta fra chi giudica nel complesso in modo positivo il provvedimento e chi invece – è il caso del Movimento 5 Stelle, ma anche esponenti di Sel e in parte Scelta Civica – l’ha criticato aspramente. Non è un caso che la relatrice del provvedimento, Donata Lenti (Pd), nella sua replica abbia assicurato che le questioni sottoposte saranno “affrontate in maniera puntuale nel corso dell’esame del provvedimento”, assicurando la “massima disponibilità al confronto” e auspicando che, “diversamente da quanto emerso da alcuni interventi dei colleghi, la Commissione possa procedere in maniera collegiale”. Con un’apertura immediata, quella a “trattare il tema della tutela dei diritti dei lavoratori coinvolti” nel terzo settore, oggi non prevista dal ddl delega e richiesta invece a gran voce da alcuni deputati.
Oltre a quelli già riferiti in precedenza, fra gli interventi dei deputati pronunciati prima della replica di Bobba si possono segnalare quelli di Giulia Di Vita (M5S) e Gian Luigi Gigli (Per l’Italia). La deputata dei Cinque Stelle ha senza mezzi termini invitato il governo e i colleghi della maggioranza “ad evitare di esercitare pressioni al fine di procedere ad un esame rapido del provvedimento” e ha osservato che “anche all'interno della Commissione sono rappresentate importanti realtà del terzo settore”, ragion per cui “è opportuno delineare una linea di confine tra l'essere rappresentanti legittimi di determinati interessi ed essere portatori di un conflitto di interessi”. Tema collegato all’assenza, all’interno del ddl delega, “di norme efficaci per prevenire illeciti e forme di corruzione”: osservazione che la porta a chiedere “l’estensione della normativa anticorruzione al terzo settore”. Un tema ripreso anche dalla collega Giulia Grillo (che parla di “assenza di norme efficienti per contrastare la corruzione”), mentre un’altra deputata Cinque Stelle, Marialucia Lorefice, parla di un “terzo settore spesso caratterizzato da irregolarità e abusi”.
Sulla stessa linea anche l’esponente centrista Gigli, che pur esprimendo stima per la realtà del volontariato, non fa a meno di richiamare le “esperienze sconcertanti” all’interno del terzo settore (cita nello specifico le inchieste in Friuli Venezia Giulia sull'uso improprio di associazioni culturali per scopi elettorali e la messa in liquidazione di un’importante realtà della cooperazione), ribadendo l'importanza di contrastare gli abusi e di evitare che le cooperative siano trasformate in attività imprenditoriali che beneficino di una fiscalità di vantaggio. E mentre Marisa Nicchi (Sel) contesta soprattutto la mancanza di norme per i lavoratori e la “remunerazione del capitale per le imprese sociali, che sembra alludere ad un nuovo modello di welfare”, è il deputato Pd Giovanni Burtone a invitare i colleghi a non rappresentare il terzo settore “come un coacervo di associazioni a delinquere”, chiedendo che “la necessità indiscussa di porre regole certe e rigorose non porti a giudizi sprezzanti su un settore basato sulla cultura della solidarietà e del mutuo soccorso che va invece valorizzata”. (ska)
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