7 agosto 2014 ore: 15:37
Non profit

Riforma terzo settore, modifiche in vista? Ecco cosa chiedono le associazioni

Le organizzazioni del terzo settore auspicano già alcune modifiche al testo presentato ieri dal governo: non piace il tetto al cinque per mille e la ridefinizione dei lavoratori svantaggiati. Problemi anche con i militari volontari. Ma la partita più difficile si gioca sui soldi
Parlamento italiano

ROMA – Il testo è pronto, modifichiamo il testo. Conclusa la partita governativa con la presentazione, ieri, del testo di legge delega di riforma del terzo settore, la palla passa ora al Parlamento, chiamato nei prossimi mesi ad approvarlo. Dopo, beninteso, averlo esaminato e se necessario anche modificato. Che l’impianto generale del documento partorito dal governo piaccia ai soggetti del terzo settore è cosa evidente: i commenti sono perlopiù positivi e sottolineano la portata dell’intervento previsto, qualcosa di lungamente atteso e che potrebbe segnare un passo avanti epocale nella vita dell’intero settore. Ma, fatta questa premessa, non mancano certo gli spunti per proporre modifiche.

A partire, ovviamente, dall’aspetto che più preoccupa le realtà interessate: la sostanziale assenza – eccezion fatta per la modesta cifra di 50 milioni di euro per le imprese sociali – di stanziamenti capaci di mettere benzina nel serbatoio della riforma. Il governo ha sostanzialmente rinviato l’intera partita alla legge di stabilità, chiamata ad individuare risorse per il cinque per mille, il servizio civile e le stesse imprese sociali. Con il Forum del terzo settore che ha già annunciato battaglia perché le attese siano rispettate. Non sarà un compito facile perché sulla legge di stabilità si scatenano grandi interessi, spesso contrapposti, in un clima che negli anni passati ha fatto parlare molti di vero e proprio “assalto alla diligenza”. Da questo punto di vista, modificare il testo di legge delega per inserirvi altre coperture, evitando il grande caos della legge di stabilità, piacerebbe a molti: se non fosse che, in Parlamento, la discussione sulla legge di bilancio per il 2015 (che prenderà il via già a settembre) verosimilmente precederà l’avvio dell’esame del ddl delega. Quel che è certo, dal punto di vista delle organizzazioni del terzo settore, è che mai come nel prossimo autunno i lavori parlamentari dovranno essere seguiti con la massima attenzione. Con l’aiuto anche di quella manciata di deputati e senatori che hanno attivamente partecipato a tutto il dibattito sviluppatosi negli ultimi mesi intorno alla riforma del terzo settore. “La vera sfida che abbiamo davanti – dice uno di loro, Edoardo Patriarca (Pd) – è quella di garantire le risorse necessarie per dare le gambe giuste alla riforma, almeno una quantità decente per le questioni che sono simbolicamente più significative”. E il riferimento è, ancora una volta, a servizio civile, cinque per mille, imprese sociali.

Altro tema suscettibile di discussione in Parlamento è quello che riguarda il “tetto” al cinque per mille: il testo del governo prevede una “riforma strutturale dell’istituto” ma cita ancora la necessità di una “determinazione del relativo limite di spesa in coerenza con le risorse disponibili”. Un accenno, quello alle “risorse disponibili”, che a molti – in tempi che dal punto di vista economico e finanziario continuano ad essere di magra - pare essere l’anticamera del ragionamento più volte ascoltato in passato: le risorse sono poche, accontentatevi di quel poco che c’è. Laddove, invece, uno dei punti che hanno trovato l’unanimità nel corso della consultazione pubblica che ha seguito la pubblicazione delle Linee guida della riforma era proprio quello dell’abolizione del famigerato “tetto” al cinque per mille, da anni ormai trasformato di fatto in un quattro per mille (se non peggio).

Ma non ci sono solo i soldi. Fra i punti critici già segnalati vi è anche quello relativo al lavoro all’interno delle imprese sociali. Se le Linee guida, al punto 11, parlavano di “ampliamento delle categorie di lavoratori svantaggiati”, l’articolo 4 del disegno di legge delega prevede invece la “razionalizzazione delle categorie di lavoratori svantaggiati”, e specifica subito “tenendo conto delle nuove forme di esclusione sociale, anche con riferimento ai principi di pari opportunità e non discriminazione di cui alla vigente normativa nazionale e dell’Unione europea”. Cosa comporterà effettivamente questa “razionalizzazione” è ancora tutto da vedere, ma nel frattempo non manca chi la definisce – è il caso della Fish – “ambigua e un po’ inquietante”, con annesso l’auspicio si tratti di una “svista” e di un “errore” e che, appunto, in Parlamento la frase possa essere cambiata.

Non appaiono esenti da potenziali modifiche anche le altre norme sulle imprese sociali (fa discutere soprattutto il loro avvicinarsi al modello del profit) e quella del servizio civile universale. Ma potrebbero arrivare emendamenti anche su aspetti all’apparenza trascurabili, o comunque di secondaria importanza. E’ il caso, ad esempio, di un breve inciso inserito nell’art. 3, quello dedicato alle attività di volontariato e di promozione sociale. In esso si riporta l’obiettivo della “valorizzazione delle diverse esperienze di volontariato, anche attraverso il coinvolgimento diretto, nelle attività promozionali, delle organizzazioni di volontariato, incluse quelle che riuniscono militari”: proprio quest’ultima specificazione, “incluse quelle che riuniscono militari”, ha sollevato alcune proteste all’interno del mondo del volontariato. Che bisogno c’è – ci si chiede – di quella specificazione? Le organizzazioni di volontariato che riuniscono militari sono come tutte le altre, e i militari sono cittadini come tutti gli altri: perché specificarli se sono già inclusi nella categoria più ampia? Nulla contro di loro - viene ancora spiegato - ma è ridondante che siano citati espressamente. Un ragionamento avanzato anche dai Centri di servizio per il volontariato (Csv), dei quali peraltro proprio l’articolo 3 prevede la “revisione”. Insomma, fra risorse, cinque per mille, imprese sociali, organizzazioni di volontariato, il cammino del ddl delega in Parlamento non è ancora iniziato ma all’orizzonte già si profila un bel carico di emendamenti. (ska)

© Riproduzione riservata Ricevi la Newsletter gratuita Home Page Scegli il tuo abbonamento Leggi le ultime news