12 giugno 2014 ore: 14:00
Non profit

Riforma terzo settore. Poletti: "Sarà doloroso, ma faremo scelte nette"

Al Forum del Terzo settore il ministro spiega che l’intento della riforma è quello di fare scelte lineari in termini trasparenza e definizione. “Non ci saranno aree grigie, di incertezza e contenzioso. Qualcuno rimarrà fuori ma preferiamo non abbracciare tutto”
Giuliano Poletti

Giuliano Poletti

ROMA  - “Questo governo ha intenzione di decidere, e a un certo punto deciderà con i relativi consensi e dissensi, con gli applausi e i fischi. Sarà doloroso perché non potremo portare dentro le nostre decisioni questioni che consideriamo giuste e giustificate, però abbiamo scelto la strada di poche aree grigie, di poca  incertezza e di poco contenzioso. Faremo quindi scelte lineari, che provocheranno di certo sofferenza e ingiustizie ma credo che la più grande ingiustizia sia quella di non definire campi chiari e contesti definiti”. Lo sottolinea il ministro del Lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti, in relazione alla riforma del Terzo settore su cui il governo ha aperto una consultazione pubblica. Più di 750 sono stati i contributi da parte delle associazioni e del mondo del non profit in vista della scrittura del disegno di legge delega sul terzo settore che il Consiglio dei ministri dovrebbe approvare il prossimo 27 giugno. Ma ora, spiega Poletti, parlando al convegno promosso dal Forum del Terzo settore sulla riforma, è ora di fare scelte nette in termini di definizione e trasparenza, che di certo scontenteranno parte del variegato mondo dell’associazionismo.

“Troppo spesso nel nostro paese, per evitare di fare ingiustizie, sono state create vaste aree di incertezza che hanno moltiplicato le ingiustizie – spiega il ministro – noi la riga la tireremo, ci sarà qualcuno che rimarrà fuori ingiustamente e qualcuno che altrettanto ingiustamente entrerà. Ma tra avere una riga che dice chi è fuori e chi è dentro, e invece avere una fascia di grigio indiscriminato e indistinto, terreno per tutti coloro che hanno intenzione di approfittarne, preferisco una scelta chiara e che non tenta di abbracciare tutto”.

Per Poletti cruciale è la questione della trasparenza: il Terzo settore può dunque essere autonomo ma non  autoreferenziale, perché nel momento in cui decide di essere dentro la società non può dire “siccome lo faccio io e lo faccio gratis sono affari miei”. “Questo mondo deve essere invece un pezzo strutturale della società italiana riconosciuto come tale, regolato come tale e pronto a prendersi le proprie responsabilità”. Servono “patti chiari – aggiunge Poletti- la logica non può essere: abbiamo un’occasione cerchiamo di portare a casa quattro ciliegie. Se dovessi capire che stiamo parlando di questo troverete in me un nemico”. (ec)

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