13 maggio 2014 ore: 15:06
Non profit

Riforma terzo settore, Zamagni: “Da Renzi svolta contro le cattive volontà”

Promosse a pieni voti le linee guida lanciate sul web dal presidente del Consiglio. Bene la proposta di istituire l’authority:“Abbia poteri di ispezione e sanzionamento”. E sulle risorse: “Sono la scusa di chi vuole bloccare tutto”
Stefano Zamagni mentre parla

Stefano Zamagni

ROMA – “Quella di Metteo Renzi non solo è una ‘svolta buona’, ma è buonissima perché fa giustizia di tante incomprensioni e cattive volontà che negli ultimi anni si sono riversate sul terzo settore. Nessun presidente del Consiglio ha mai fatto altrettanto”. Promosse a pieni voti dall’economista Stefano Zamagni, le linee guida per la Riforma del terzo settore lanciate sul web dal presidente del Consiglio Matteo Renzi ieri in tarda serata su Twitter. Per Zamagni, sono tanti i punti di forza individuati nel testo messo online, ma al primo posto c’è la proposta di istituire una “Authority del Terzo settore”. “Il fatto che abbia proposto l’istituzione di una autorità fa giustizia del gesto inconsulto preso due anni fa dal governo dell’epoca di chiudere l’agenzia – spiega Zamagni -. Dimostra, a posteriori, che quella decisione fu non solo improvida, ma molto ingiusta e infatti da allora tante persone hanno sofferto nel mondo del terzo settore a causa di quella decisione”. Una proposta, quella dell’authority, che nelle linee guida sembra essere sostenuta anche dall’insistenza con cui si fa riferimento alla trasparenza. “Fintanto che c’era l’agenzia una certa quota di trasparenza è stata garantita – spiega Zamagni -, ma da quando è stata chiusa è evidente che questa ne ha risentito. Non è perché uno opera nel terzo settore che è immune dal peccato originale. Ecco perché ho sempre detto che occorreva dare vita ad una autorità che è più di una agenzia, perché bisogna dotarla di poteri di ispezione e sanzionamento amministrativo”.

Secondo punto di forza, per Zamagni, la proposta di riforma del Libro I titolo II del Codice civile. “Da anni, assieme ad altri, la sto proponendo con grandi fatiche – spiega Zamagni -. Anche dentro il mondo del Terzo settore, alcuni segmenti non sono stati mai favorevoli e voglio sperare in buona fede. Questo però dimostra che non si capisce la natura del problema e si è sempre preferito andare avanti con le leggi di settore. Ma se non c’è una cornice di riferimento coerente, le leggi di settore non possono portare i risultati desiderati. Dentro il Terzo settore ci sono alcuni che non hanno ancora capito la logica del bene comune. Ognuno guarda al proprio particolare, ma si perde di vista l’insieme”. La svolta potrebbe arrivare anche sul tema del Servizio civile. Nel testo la proposta di istituire un servizio universale. “Una cosa che teneva l’Italia lontana dall’Europa e dai paesi più avanzati – aggiunge Zamagni -. Il testo va nella direzione giusta dando una prospettiva anche occupazionale ai giovani, ma soprattutto ricreando quel capitale sociale che negli ultimi anni è andato distrutto”.

Con le linee guida, aggiunge Zamagni, “Renzi ha dimostrato di aver capito qual è il nocciolo della questione, cosa che invece molti esperti del terzo settore ancora non hanno capito: cioè che occorre riconoscere una soggettività anche economica ai soggetti di terzo settore”. Per Zamagni, infatti, “non basta riconoscere la funzione di advocacy. Nelle nostre economie di mercato non possono operare solamente imprese di tipo capitalistico. Questa è stata la rovina degli ultimi 25 anni. Prima c’erano le imprese pubbliche che facevano un po’ da bilanciamento. Dopo la chiusura dell’impresa pubblica, si è lasciato sul campo soltanto l’impresa di tipo capitalistico. Renzi ha capito che se crediamo alla democrazia e alla libertà bisogna che ci sia pluralismo, non solo in politica ma anche in economia e questo non può non essere un punto di straordinaria importanza”. Come linee guida, il testo pubblicato da Renzi non fa alcun riferimento alle possibili risorse necessarie per avviare le riforme, ma per Zamagni, questo tema rischia di essere la scusa eccellente per non portare avanti il cambiamento necessario. “Il terzo settore non ha bisogno di risorse – spiega Zamagni -. Ha bisogno di essere slegato da quei vincoli e da quelle catene che fino ad oggi gli hanno impedito di ottenere risorse. Oggi le risorse mancano non perché non ci siano, ma perché i vincoli di natura burocratica e soprattutto la miopia del legislatore degli anni passati ha impedito che le risorse arrivassero. La questione delle risorse, siccome viviamo in un epoca in cui non ce ne sono, è la scusa che viene data da quelli che pensano di bloccare tutto”. (ga)

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