Rifugiati, a Bologna si sperimenta l’accoglienza in famiglia
BOLOGNA - “Certo, ci aspettiamo nuovi arrivi. Da un lato perché non si sono mai fermati. Dall’altro perché la bella stagione e la situazione di alcune frontiere in Europa, una situazione problematica e dolorosa, non faranno che aumentare gli arrivi sulle nostre coste”. A parlare è Amelia Frascaroli, assessore al Welfare del Comune di Bologna. “Ma non vogliamo parlare di emergenza o di eccessive criticità: dobbiamo lavorare per tempo e cercare di prevenire i problemi. Non è un segreto che l’Emilia-Romagna sia a oggi l’unica Regione che ha consolidato un sistema di accoglienza”. Per proseguire in questa direzione il Comune intende promuovere forme di terza accoglienza, privilegiando soprattutto i percorsi Sprar, “quelli che danno maggiori risultati. La nascita di Vesta va proprio in questa direzione”, spiega Frascaroli.
Vesta è una piattaforma online sviluppata in collaborazione con la cooperativa sociale bolognese Camelot che, partendo dal web, dà l’opportunità ai cittadini di accogliere rifugiati e richiedenti asilo nelle proprie case attraverso un percorso di formazione e accompagnamento. “Questa idea ci è venuta dopo avere ricevuto la disponibilità di una quindicina di persone a ospitare richiedenti asilo. In certi casi si è trattato solo di contatti interlocutori, ma è chiaro che stiamo assistendo alla concretizzazione di una sensibilità. Forse non risolverà grandi numeri, ma chissà: magari qualcuno potrebbe decidere di seguire l’esempio”, commenta l’assessore .
In pratica, attraverso un form sul sito www.progettovesta.com si potrà inviare la propria candidatura, che sarà presa in carico da uno staff di esperti: operatori specializzati nell’accoglienza, assistenti sociali e psicologi. Il secondo step prevede colloqui in presenza con i candidati: “Deve essere chiaro sin da subito che non tutti coloro che ne faranno richiesta potranno accogliere, così come non tutti i rifugiati potranno essere accolti in famiglia, specifica Federico Tsucalas, responsabile settore Società e Diritti di Camelot. Successivamente si accederà a una formazione al termine della quale partirà il periodo di ospitalità, che potrà durare da 6 a 9 mesi: “Crediamo che 6/9 mesi possano essere adeguati per sviluppare un percorso adeguato senza creare dipendenza, aspetto che naturalmente intendiamo evitare”, continua Tsucalas.
Vesta mira a coinvolgere principalmente rifugiati neomaggiorenni, categoria in aumento e particolarmente fragile perché esce da progetti protetti per minori e si trova ad affrontare la vita adulta lontano dalla famiglia. I neomaggiorenni, poi, hanno già trascorso una prima fase del percorso di integrazione in strutture territoriali monitorate e, per età e necessità, hanno dimostrato di poterlo proseguire in un contesto familiare (e hanno anche una buona conoscenza dell’italiano).
Agli ospitanti sarà corrisposto un contributo in denaro da fondi Sprar: circa 300, 350 euro al mese, “giusto la copertura dei bisogni primari – sottolinea Frascaroli –, ma indispensabile per mettere tutti nelle medesime condizioni, di modo che anche chi non naviga in ottime acque, se lo desidera possa comunque mettersi a disposizione. E se qualcuno, invece, lo vorrà fare gratis, vorrà dire che istituiremo un fondo per sostenere questo genere di progetti”. Il sottosegretario agli Interni Domenico Manzione ha dichiarato che nelle intenzioni del Governo c’è quella di allargare il sistema Sprar: “Noi in quella logica aumenteremo i posti Sprar: e in quell’aumento saranno inclusi i rifugiati coinvolti in Vesta”.
La cooperativa durante tutto il periodo dell’ospitalità offrirà un costante supporto ai cittadini ospitanti facendosi anche carico degli aspetti burocratici, amministrativi, legali, di inserimento formativo e lavorativo dell’accoglienza, garantendo lo svolgimento dell’esperienza in totale sicurezza. “Vesta si occuperà anche di incentivare la socialità e la creazione di legami, sia all’interno della casa, si tra le famiglie ospitanti e l’intera comunità, perché l’integrazione non sia solo un impegno a carico di qualcuno, ma un’opportunità offerta a tutti”, sottolinea Carlo De Los Rios, direttore Camelot. (Ambra Notari)