Rifugiati, anche a Bologna famiglie disponibili ad accogliere
Foto - MOAS/MSF
BOLOGNA - La solidarietà inizia a muovere i primi passi e anche a Bologna in tanti si sono rivolti a parroci, istituzioni e sindacati per chiedere di dare una mano sul fronte accoglienza profughi, mettendo a disposizione la propria casa. Dopo l’appello del Papa, che si è rivolto alle diocesi chiedendo di aprire le porte di chiese e conventi alle famiglie dei rifugiati, sotto le Due Torri qualcosa ha cominciato a muoversi e diverse parrocchie (sono 96 in tutta la città) hanno già iniziato a pensare a come accogliere i migranti che arrivano in Italia, mettendo a disposizione non solo i propri locali ma anche coinvolgendo i cittadini. Un passaparola silenzioso, come spesso è la solidarietà, che però ha spinto don Giovanni Nicolini, consigliere del sindaco Virginio Merola in materia di accoglienza e immigrazione, a rivolgersi all’intera comunità bolognese chiedendo a tutti di prodigarsi per quello che è ormai un dramma umano. “Sono stato contattato da alcune famiglie che mi hanno detto di essere pronte a mettere a disposizione la loro casa a madri con bambini o ragazzi”, spiega don Nicolini, che da diverso tempo accoglie persone in difficoltà nella sua parrocchie.
L’idea di don Nicolini è mettere in piedi una rete di solidarietà in grado di permettere a chiunque voglia ospitare dei migranti di poterlo fare e per questo sta pensando a un progetto che coinvolga non solo i fedeli della sua parrocchia ma tutti i cittadini di Bologna. “L’accoglienza non è solo dare un tetto sulla testa a queste persone – dice – ma anche permettere loro di integrarsi e riuscire a costruirsi un futuro”. Un percorso che deve riguardare però non solo le famiglie ospitate ma anche quelle che le accolgono, consentendo loro di avere una rete di volontari in grado di fornire loro il supporto indispensabile per favorire l’accoglienza e di controllare che vengano rispettati gli impegni presi. “Si tratta anche di sostenere chi mette a disposizione la propria casa e di poterlo fare al meglio senza sentirsi lasciato solo ma sentendo vicino l’intera comunità – continua don Nicolini – perché la solidarietà è qualcosa che riguarda tutti”. Il progetto però non riguarderà solo i profughi in arrivo in città ma anche i senza casa che vivono sotto le Due Torri, allargando così lo sguardo sul tema della povertà in generale. “Per ora sto parlando con chi si occupa di accoglienza per chiarirmi le idee e credo che nei prossimi giorni farò una proposta”.
Ma don Nicolini non è il solo ad aver avuto richieste da parte di famiglie o singole persone per accogliere profughi in casa. In tanti hanno bussato alle porte della Caritas di Bologna per chiedere come poter dare una mano. “Per ora stiamo capendo come mettere in contatto famiglie ospitanti con migranti – spiega Mario Marchi, direttore della Caritas di Bologna – Non si tratta solo di ospitare una persona in casa ma occorre pensare a un percorso che permetta una vera e propria integrazione tra ospiti e ospitanti”. (Dino Collazzo)