Rifugiati, Arci: “Basta con politiche di accoglienza contraddittorie"
ROMA – Anche l’Arci interviene sulla questione dell’accoglienza per i richiedenti asilo e per i rifugiati presenti in Italia, chiedendo di mettere fine alle politiche contraddittorie gestite fino ad ora sulla loro pelle.
“La gestione dell’accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati in Italia sembra un cane che si morde la coda – dichiara il responsabile per l’immigrazione Filippo Miraglia – . Il 2014 si era aperto con la pubblicazione della graduatoria dei progetti Sprar per il triennio 2014/2016. Un bando che aveva previsto obbligatoriamente la preventiva disponibilità, da parte dei comuni titolari dei progetti, ad attivare dei posti aggiuntivi in caso ce ne fosse stato bisogno. Posti che si aggiungono a quelli del progetto ordinario, la cui gestione è affidata a soggetti che sono stati valutati da una commissione ad hoc e ai quali è garantito il modello di accoglienza per una permanenza minima di 6 mesi”.
Si tratta di circa 7mila posti, pronti per esser attivati, sui quali il ministero dell’Interno sostiene non ci sia copertura. In realtà, la copertura esiste se gli arrivi di questi ultimi mesi vengono denominati ‘emergenza sbarchi’. L’Arci ricorda che il 20 marzo il Ministero dell’Interno ha diffuso una circolare con la quale è stato attivato un canale parallelo emergenziale attraverso l’uso delle Prefetture, che obbliga a procedure straordinarie al di fuori delle regole e degli standard assicurati nella rete Sprar.
“L'emergenza rimette spesso al centro soggetti che non hanno competenze e che non danno alcuna garanzia neanche dal punto di vista amministrativo – continua Miraglia – . Questa volta il modo per fare le cose bene, rispettando gli standard minimi di accoglienza e garantendo il coinvolgimento di soggetti con competenza ed esperienza c’era”. L’Arci, interpellata in più province, non si è tirata indietro e chiede con forza che questi posti vengano integrati subito nei posti aggiuntivi Sprar.