Rifugiati, arrivano i “corridoi educativi”: 100 borse di studio per l'università
ROMA – I titolari di protezione internazionale potranno completare il percorso di studi universitario nel nostro paese. L’iniziativa che prevede “corridoi educativi” per i rifugiati è frutto di un protocollo d’intesa, firmato questa mattina a Roma, dal ministero dell’Interno e dalla Crui, la conferenza dei rettori italiani. In tutto saranno 100 i beneficiari dell’iniziativa, selezionati tramite un bando che verrà pubblicato entro la fine del mese di luglio. Secondo l’accordo il Viminale si impegna a coprire le spese di vitto e alloggio, tramite borsa di studio, per un totale di 4.800 euro a beneficiario, mentre la Crui sosterrà l’inserimento degli studenti tramite l’esenzione totale delle tasse universitarie, l’accesso gratuito alle biblioteche e ai servizi offerti agli studenti. Il protocollo avrà efficacia in via sperimentale per l’anno accademico 2016/2017 ma potrà essere rinnovato.
“Con questo accordo iniziamo a riflettere su un tema fondamentale, quello dell’inclusione sociale dei richiedenti asilo, che è la nuova frontiera per il paese Italia – sottolinea il prefetto Mario Morcone, capo dipartimento Libertà civili e immigrazione -. Al di là di alcune sofferenze, vero o presunte, nei territori oggi la vera partita che abbiamo di fronte è riuscire a trasformare la difficoltà dell’accoglienza in un’opportunità per il paese. Il tema è l’inclusione, per questo stiamo definendo accordi anche con diverse associazioni di categoria: con Confindustria, per esempio, peri i tirocini nelle aziende ma anche con il Coni per dare ai titolari di protezione la possibilità di fare sport. Ormai tutti gli studi pongono in rilievo la necessità di un progetto sistemico per il nostro paese, perché queste persone sono una ricchezza non solo una difficoltà. Dobbiamo trovare insieme a loro una strada di convivenza civile”. Per il responsabile del dipartimento Immigrazione bisogna dunque “cambiare verso” nel modo in cui si guarda all’immigrazione: “di queste persone che arrivano abbiamo bisognp – ha aggiunto –sono un’opportunità e non un limite”.
Anche secondo il sottosegretario all’Interno Filippo Bubbico, l’iniziativa dei corridoi educativi rappresenta un primo passo per determinare condizioni di crescita nel paese. “Stiamo piantando tanti piccoli semi che ci potranno mettere nella condizione di costruire una politica capace di trasformare questa grande criticità che stiamo vivendo in opportunità – aggiunge . Il parlamento europeo, a novembre, ha adottato una risoluzione sui corridoi educativi, con cui rivolgeva un appello ai paesi membri perché ciascuno agisse secondo quelle indicazioni. Con questo protocollo attuiamo quei principi e avviamo un processo che dobbiamo sapere consolidare, per aprire una nuova stagione sulle politiche migratorie”. Sulla stessa scia anche il sottosegretario Domenico Manzione: “questo ci proietta verso il futuro”.
Per Gaetano Manfredi, presidente della Crui, sul tavolo c’è anche la questione della competitività economica e dello sviluppo del paese. “Tema dell’inclusione all’interno di percorsi formativi per i migranti e rifugiati rappresenta un aspetto fondamentale a cui le università stanno portando molta attenzione – spiega -. Uno dei grandi temi è il riconoscimento dei titoli pregressi, su cui ora abbiamo trovato una soluzione, ma è un aspetto che andrà risolto in maniera strutturale perché oggi rappresenta una delle grandi difficoltà. Ci sono persone che già seguivano un corso universitario o un percorso di dottorato, ma di cui si sono persi i titoli. Noi intendiamo collaborare e impegnarci al massimo, non facendo pagare le tasse agli studenti, ma questi ragazzi hanno bisogno anche di sostegno per mantenersi. Ci auguriamo che questo primo passo venga replicato in futuro. Il tema formazione di questi giovani deve diventare strategico, perché è una grande opportunità, un’occasione per occupare uno spazio culturale e politico”.
Alla firma del protocollo era presente anche l’europarlamentare del Pd Silvia Costa: “Nei campi profughi del mondo, che ho visitato, i genitori chiedono sempre la stessa cosa: che i figli possano andare a scuola – sottolinea – Questo accordo è un segnale con cui l’Italia dimostra di voler investire nelle persone, in maniera non generica ma concreta”. (ec)