Rifugiati, aumentano le richieste d’asilo: in molti non riescono a tornare a casa
ROMA - Tra i paesi industrializzati il 2015 è stato un anno record per numero di nuove richieste d’asilo: 2 milioni di domande, che hanno contribuito ai 3,2 milioni di casi ancora pendenti alla fine dell’anno. La Germania ha ricevuto più richieste di qualsiasi altro paese (441.900), “un numero che riflette la prontezza e la capacità del paese nell’accoglienza delle persone fuggite verso l’Europa attraverso il mar Mediterraneo”. Lo rivela il rapporto annuale pubblicato oggi dall’Unhcr, l’Agenzia Onu per i rifugiati, Global Trends, che traccia le migrazioni forzate nel mondo, basandosi su dati forniti dai governi, dalle agenzie partner incluso l’Internal Displacement Monitoring Centre, e dai rapporti dell’organizzazione stessa. Nel 2015 guerra e persecuzioni hanno portato a un significativo aumento delle migrazioni forzate nel mondo, che hanno toccato livelli mai raggiunti in precedenza e comportano sofferenze umane immense. Sono circa 65,3 milioni le persone costrette alla fuga nel 2015, rispetto ai 59,5 milioni di un anno prima: 1 persona su 113 è oggi un richiedente asilo, sfollato interno o rifugiato.
Gli Stati Uniti al secondo posto con il più alto numero di richieste d’asilo (172 mila), in gran parte ricevute da persone che sono fuggite dalla violenza dei gruppi armati in America Centrale. Numeri significativi di richieste d’asilo sono stati registrati anche in Svezia (156 mila) e in Russia (152 mila).
In molte regioni del mondo le migrazioni forzate sono in aumento dalla metà degli anni novanta, in alcuni casi anche da prima, tuttavia il tasso di incremento si è alzato negli ultimi cinque anni. Tre le ragioni principali secondo l'Unhcr: le crisi che causano grandi flussi di rifugiati durano, in media, più a lungo (ad esempio, i conflitti in Somalia o Afghanistan stanno ormai entrando rispettivamente nel loro terzo e quarto decennio); è maggiore la frequenza con cui si verificano nuove situazioni drammatiche o si riacutizzano crisi già in corso (la più grave oggi è la Siria, ma negli ultimi cinque anni anche Sud Sudan, Yemen, Burundi, Ucraina, Repubblica Centrafricana, etc.); la tempestività con cui si riescono a trovare soluzioni per rifugiati e sfollati interni è andata diminuendo dalla fine della Guerra Fredda.
Fino a 10 anni fa, alla fine del 2005, l’Unhcr registrava circa 6 persone costrette a fuggire dalla propria casa ogni minuto. Oggi questo numero è salito a 24 ogni minuto, quasi il doppio della frequenza del respiro di una persona adulta.
“Sempre più persone sono costrette a fuggire a causa di guerre e persecuzioni. Questo è di per sè preoccupante, ma anche i fattori che mettono a rischio i riugiati si stanno moltiplicando - sottolinea l'Alto commissario Filippo Grandi - Un numero spaventoso di rifugiati e migranti muore in mare ogni anno; sulla terraferma, le persone che fuggono dalla guerra trovano la loro strada bloccata da confini chiusi. La politica in alcuni paesi gravita sempre più verso restrizioni nell’accesso alle procedure d’asilo. Oggi viene messa alla prova la volontà dei paesi di collaborare non solo per i rifugiati ma anche per l’interesse umano collettivo, e ciò che deve davvero prevalere è lo spirito di unità”.
Se, da un lato, le migrazioni forzate hanno toccato livelli mai raggiunti prima, avverte l'organizzazione, dall’altro poche persone sono state in grado di tornare alle loro case o hanno trovato altre soluzioni durevoli (integrazione locale nel paese d’asilo o reinsediamento in altri paesi). Nel 2015 201.400 rifugiati hanno potuto far ritorno nei loro paesi d’origine (principalmente afghani, sudanesi e somali)."Un dato maggiore di quello registrato nel 2014 (126.800), ma ancora sostanzialmente basso in confronto ai picchi raggiunti agli inizi degli anni novanta", spiega l'organizzazione. 107.100 rifugiati sono stati inseriti nei programmi di reinsediamento in 30 paesi nel 2015, ovvero lo 0.66% dei rifugiati sotto protezione dell'Unhcr (a livello comparativo, nel 2014, 26 paesi avevano ammesso 105.200 rifugiati per il reinsediamento, lo 0.73% del totale della popolazione rifugiata sotto protezione dell’Unhcr). Almeno 32 mila rifugiati sono stati naturalizzati nel corso dell’anno, la maggior parte in Canada e in misura minore in Francia, Belgio, Austria ed altri paesi.