22 settembre 2015 ore: 19:11
Immigrazione

Rifugiati, “basta emergenza, sì a un'unica accoglienza sul modello Sprar”

Lo chiedono le organizzazioni (Caritas, Unhcr, Anci e fondazione Migrantes) che oggi hanno presentato il rapporto sulla protezione internazionale. “Su 90mila persone accolte solo 20mila nel sistema per richiedenti asilo, il resto nei centri straordinari”
Migranti. Emergenza profughi a Milano. Accoglienza

ROMA – A livello europeo puntare su un approccio orientato alla tutela dei dirittti, e non solo al controllo delle frontiere. A livello italiano arrivare a un sistema unico di accoglienza basato sul modello dello Sprar (sistema protezione richiedenti asilo e rifigiati) “per superare l’emergenza e arrivare finalmente a un sistema strutturato di programmazione”. Lo chiedono le organizzazioni (Caritas, Unhcr, Anci e fondazione Migrantes), che oggi a Roma hanno presentato il Rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2015.

Unhcr: “In questa situazione non si può rimanere un giorno di più”  
“Le giornate di oggi e domani sono cruciali per indicare la via su una situazione che fronteggiamo da un paio di anni. A livello europeo finora si è fatto troppo poco e troppo tardi – sottolinea Carlotta Sami, portavoce di Unhcr -. Il numero dei  rifugiati che arrivano è proporzionale ai conflitti in corso: a fine 2015 potremo contare 500mila rifugiati arrivati nell’Ue a 28 attraverso i confini marittimi: ovvero un rifugiato ogni mille abitanti. Una situazione che se ci fosse la volontà politica potrebbe e essere gestita tranquillamente”. Le soluzioni sul tavolo, spiega, “sono quelle che da sempre proponiamo: il ricollocamento e la condivisione di responsabilità” che devono essere accompagnate da una “revisione degli strumenti legislativi come il regolamento di Dublino. Inoltre – aggiunge Sami - in questi giorni abbiamo visto la Convenzione di Ginevra violata più e più volte dal governo ungherese con attacchi continui verso i rifugiati. Essa, invece, deve continuare a essere un caposaldo e deve essere riaffermata con azioni adeguate”. La portavoce dell’Unhcr auspica che l’Europa si decida a portare avanti “interventi responsabili e sapienti, agevolando la riunificazione delle famiglie e i visti umanitari. Bisogna iniziare con passi concreti: in questa situazione non si può rimanere un giorno di più”.

Migrantes: “Minori non accompagnati accolti in strutture inadeguate  
Monsignor Giancarlo Perego, direttore generale di Fondazione Migrantes ha rivolto un invito a non dimenticare i profughi che si trovano in situazione vulnerabile, come i minori non accompagnati. Ma anche i cosiddetti “profughi ambientali” sempre più invisibili alle istituzioni. “Le persone migranti che giungono oggi alle diverse frontiere europee fuggono dalle disuguaglianze economiche, dalle disuguaglianze nell'accesso ai beni primari come acqua e cibo e anche a causa del fenomeno del land grabbing – spiega Perego -  cresce infatti il numero di paesi che sta comprando terre molto produttive in Africa per garantirsi il cibo in futuro. Così come sempre più rilevante sta diventando la problematica di chi fugge per disastri ambientali causati da cambiamenti climatici (e non solo).Tra i volti di chi chiede protezione internazionale, il Rapporto 2015 ci invita a guardare è proprio quello di chi è costretto a lasciare la propria terra a causa di disastri ambientali, i cosiddetti profughi climatici o rifugiati ambientali”.
Secondo Perego bisogna impegnarsi anche in una maggiore tutela dei minori non accompagnati: “sono oltre 13.000 quelli sbarcati sulle nostre coste nel 2014 e oltre 8500 già nel 2015 fino ad oggi – afferma -  di almeno 3700 dei quali nel 2014 si sono perse le tracce, perché hanno continuato in solitudine il viaggio insieme ad altre 100.000 persone, mentre oltre 2500 nel 2014 e 2200 nel 2015 hanno chiesto asilo. Come ricordano i dati del Rapporto 2015, al mondo dei minori non accompagnati che sbarcano non siamo ancora riusciti a dare a tutti ugualmente una tutela e un accompagnamento personale, ma soltanto 1 minore non accompagnato su 5 è in una struttura dello Sprar. La maggioranza è accolto in strutture di prima accoglienza inadeguate, contrariamente a quanto stabilito dal Patto Stato e Regioni del 2014”.

Sul fronte italiano Gennaro Migliore, deputato del Pd e presidente della Commissione d’inchiesta sui Cara e sui Cie sottolinea che bisogna ricondurre l’accoglienza a un sistema unico sul modello dello Sprar. “Il nostro sistema ha accumulato ritardi che arrivano da lontano: su 90mila profughi accolti in Italia solo 20mila sono ospitati nello Sprar, la maggioranza invece è nei centri per l’accoglienza straordinaria. Ma è lo Sprar il modello a cui dobbiamo tendere– afferma - Oggi siamo in questa condizione perché abbiamo ereditato andato la situazione del 2011 quando è stata dichiarata l’emergenza. Invece di implementare un sistema strutturato come la Germania abbiamo continuato a lavorare in maniera estremamente emergenziale”.
Sulla stessa scia anche Matteo Biffoni, sindaco di Prato e delegato immigrazione dell’Anci: “se ci organizziamo possiamo fare la nostra parte in maniera dignitosa – sottolinea -. Sta per uscire un nuovo bando per 10mila posti nello Sprar: il nostro compito è innescare un meccanismo virtuoso in cui l’accoglienza si fa in maniera organizzata. Lo Sprar è un sistema che funziona ma abbiamo bisogno di maggiore turn over: le commissioni hanno tempi troppo lunghi rispetto ala media altri paesi europei”.  

Don Francesco Soddu, direttore di Caritas italiana, ha fatto appello alla solidarietà europea. “L’Europa solidale, così come descritta nei trattati istitutivi, sembra scricchiolare sempre più sotto i colpi di una umanità alla costante ricerca di protezione, in fuga da guerre, persecuzioni e conflitti – afferma - L’aspirazione verso un futuro migliore ed una vita degna di essere vissuta, spinge ogni anno milioni di persone a muoversi lungo le rotte dell’immigrazione, sulle vie della libertà. Un flusso incessante che vaga tra i confini del mondo nella speranza che qualcuno apra le porte alla voglia di futuro. Ma i rifugiati, i migranti, gli sfollati devono fare i conti con una crescente chiusura delle frontiere che oggi, più che nel passato, rappresentano l’ultimo baluardo di identità nazionali ormai sbriciolate dai processi di globalizzazione  che hanno superato definitivamente l’idea di stato nazione”. (ec)

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