Rifugiati, “bene la svolta emozionale di Cameron, no all’accoglienza selettiva”
Fiorella Rathaus |
ROMA – “Finalmente ci troviamo a essere soddisfatti: l’Europa comincia a farsi carico delle questioni umanitarie e non solo di quelle economiche. Per la prima volta i leader europei stanno prendendo posizione su soluzioni per le quali come Cir da tempo ci battiamo: in primis per la possibilità di arrivi protetti, di un asilo protetto, ma anche il reinsediamento e il ricollocamento interno”.
Commenta così Fiorella Rathaus, nuova direttrice del Consiglio italiano per i rifugiati la svolta di David Cameron. Il leader britannico in una conferenza stampa in Portogallo ha detto che il paese accoglierà “migliaia di rifugiati in più” provenienti dai campi profughi in Medio Oriente. Una svolta che arriva anche sull’onda dell’emotività suscitata dalla foto del bambino siriano morto sulla spiaggia di Bodrum, e rispetto alla quale Cameron si era detto “commosso come padre”.
“Quella fotografia è estremamente dura come è dura la situazione che abbiamo davanti e a cui non possiamo sottrarci – afferma Rathaus -. E’ il segno drammatico più doloroso possibile del fatto che si è oltrepassato il limite. E quello che è successo a Cameron è indicativo: dubito molto che si sia trattato di un processo squisitamente individuale, trattandosi di un politico. Sicuramente quella foto ha avuto una potenza molto forte, quindi credo si sia trovato in condizione di dover rispondere davanti alla sua opinione pubblica. In questo ha contribuito anche la Merkel, che ha dettato una linea di ampio respiro, comportandosi da statista più che da politica”
Secondo il Cir ora bisogna andare avanti sul fronte delle soluzioni. “Le chiavi su cui si sta discutendo sono ricollocamento, reinserimento e arrivi protetti. Si ricomincia a parlare di quote in maniera sicuramente più seria: dai 20-30mila iniziali oggi si parla di 100mila. La partita è aperta, vediamo quali saranno le reazioni di tutti i paesi europei – aggiunge – va ricordato che nel 2014 il 72 per cento di tutte le persone che hanno richiesto asilo è stato accolto in soli 5 paesi: Germania, Svezia, Italia, Francia e Regno Unito. Siamo di fronte a un momento decisivo per un possibile cambiamento di rotta e a processi che possono diventare virtuosi”.
In particolare per Rathaus è importante che si lavori sulla possibilità del cosiddetto “asilo europeo”, che comprende cioè regole omogenee e mutuo riconoscimento tra i paesi dell’Unione perché “questo è un principio che permette di superare le strettoie e l’insuperabilità del regolamento Dublino”. La nuova direttrice del Cir valuta invece in maniera più critica la scelta di accogliere solo persone provenienti da determinate aree (ex siriani in Germania) e di valutare le domande d’asilo in base alla lista di paesi sicuri, più volte evocata dalla Germania. “La cosiddetta accoglienza selettiva richiede un discorso complesso sul quale vale la pena interrogarsi – sottolinea - non c’è dubbio che ci sono situazioni gravi che hanno bisogno di risposte immediate, ma è difficile applicare un modello di selezione di serie A e di serie B rispetto a persone che hanno gli stessi diritti. Dal punto di vista del diritto internazionale la lista dei paesi sicuri sarebbe un passo indietro, la convenzione di Ginevra prevede una valutazione rispetto alla situazione personale: dice chiaramente che chiunque può essere vittima di persecuzione e, dunque, meritorio di protezione”. (ec)