Rifugiati, Campo Mayo (Sudan): viaggio dentro l'inferno
Il campo profughi di Mayo e' un'enorme distesa di polvere, fango e capanne alle porte di Khartoum, capitale del Sudan. La sua popolazione oscilla tra le 300mila e le 700mila persone. I primi sono arrivati qui all'inizio degli anni Duemila, in fuga dal conflitto nel Darfur. Molti altri sono scampati dalla guerra in Sud Sudan o dalle violenze e della poverta' dei tanti focolai di crisi che infiammano l'Africa Subsahariana.
Mayo e' la prima linea del lavoro quotidiano di Emergency in Sudan. Nel quartiere di Angola l'associazione di Gino Strada ha attivato nel dicembre del 2005 un centro pediatrico. Per cinque giorni alla settimana, dalla domenica al giovedi' dalle 8 alle 16, uno staff formato da medici pediatri, infermieri ed health promoter offre gratuitamente servizi di pronto soccorso e di sanita' di base, con un reparto di degenza per l'osservazione giornaliera e un'ambulanza per il trasferimento dei casi urgenti agli ospedali vicini. I bambini curati ogni giorno sono 50.
Laura Ena e' il focal point del centro pediatrico di Emergency a Mayo. "Dal 2005- spiega alla DIRE- in parallelo alla clinica sono cresciute anche le attivita' di family playing, antenatal care e post natal care. Nel 2016 abbiamo implementato la nostra struttura allestendo due nuovi container: all'interno vi operano una ginecologa, una ostetrica internazionale e due ostetriche sudanesi".
Dopo la pausa del venerdi', ogni sabato Emergency torna a Mayo con un programma di outreach per la medicina preventiva. Sono momenti a contatto diretto con le comunita' del posto, durante i quali capi famiglia, madri e bambini partecipano a lezioni di educazione sanitaria. Perche' gesti considerati naturali in Occidente - come lavarsi le mani prima dei pasti - in un campo sterminato in cui si contano a migliaia i casi di colera, malaria e diarrea, puo' fare la differenza: tra chi muore e chi, invece, riesce a sopravvivere e iniziare una nuova vita. (Rocco Bellantone) (DIRE)