Rifugiati. Corte europea su Regolamento Dublino, "sentenza burocratica"
MILANO - Per la Corte Europea di Giustizia il profugo che mette piede nell'Unione Europea deve chiedere asilo sempre e solo nel primo Paese in cui arriva. Nessuna eccezione è dunque ammessa al principio previsto dal Regolamento di Dublino. La sentenza di oggi nasce dal caso di un cittadino siriano e due famiglie afghane che nel 2015 erano entrate in Croazia ed erano state poi portate dalle autorità croate in Slovenia. Il cittadino siriano aveva quindi presentato la richiesta d'asilo in Slovenia, mentre le famiglie afghane in Austria. In entrambi i casi le domande erano state respinte, perché sia per le autorità slovene che per quelle austriache, dovevano essere presentate in Slovenia, primo Paese d'ingresso.
"Bisogna studiare bene le motivazioni, ma si tratta comunque di una sentenza burocratica, che si attiene a un'interpretazione formale del regolamento di Dublino -commenta Gianfranco Schiavone, vicepresidente dell'Associazione studi giuridici sull'immigrazione-. L'Avvocato generale aveva invece sostenuto un'interpretazione più allargata, per il semplice motivo che questi profughi erano stati trasportati dalle autorità croate in Slovenia e quest'ultima li aveva accettati. Dunque l'ingresso in Slovenia non era stato illegale, ma concordato vista la situazione eccezionale che si era creata nei Balcani. Per questo si poteva ipotizzare che sia il cittadino siriano che le famiglie afghane avessero diritto di chiedere asilo in Slovenia o in Austria".
La sentenza della Corte Europea di Giustizia ha comunque deluso chi sperava di cambiare il Regolamento di Dublino per via giudiziaria. "I giudici ci stanno mandando un segnale chiaro: non chiedete a noi di fare ciò che non possiamo fare", sottolinea Schiavone. La questione è dunque essenzialmente politica, riguarda gli equilibri tra Parlamento, Commissione e Consiglio europei. "Attualmente sono tre i testi di riforma allo studio - aggiunge Schiavone -. E in tutti si punta al superamento del principio che la richiesta d'asilo vada presentato nel primo Paese d'ingresso". La sentenza di oggi dunque fotografa più la situazione attuale e non dovrebbe incidere sull'iter della riforma. "Finora lo scoglio più grande è stato di tipo politico - ricorda il vicepresidente dell'Asgi -. C'è la forte opposizione di alcuni Stati. La sentenza non detta una linea, semmai è fin troppo formale". (dp)