20 giugno 2015 ore: 10:50
Immigrazione

Rifugiati, l'accoglienza diffusa di Brescia. "Ma una volta c’era più solidarietà"

Nel capoluogo e in 11 comuni del circondario l'"Ambasciata per la democrazia" ha gestito l’accoglienza di 400 migranti in 3 anni nel sistema Sprar, usando piccoli appartamenti. Fanno 6-10 ore di volontariato alla settimana, ma non basta per essere ben visti dai residenti. Difficoltà per l'inserimento lavorativo
Rifugiati tunisini in attesa

MILANO - Curano i giardini pubblici, ridipingono le panchine o si offrono per piccoli lavori di manutenzione: i richiedenti asilo accolti nelle strutture di Brescia e del comprensorio di Cellatica svolgono dalle sei alle dieci ore di volontariato alla settimana. Ma questo non basta per essere ben visti da tutti i residenti. "La gente in generale vede con favore questo loro impegno, ma purtroppo i casi di intolleranza e le dimostrazioni di insofferenza stanno aumentando", racconta Agostino Zanotti, presidente dell’"Ambasciata per la democrazia locale a Zavidovici", associazione che gestisce, insieme ad altre cooperative, l'accoglienza nell'ambito del progetto Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) del territorio.

Sono 55 i profughi accolti, distribuiti in piccoli appartamenti in 11 comuni. "Puntiamo su un'accoglienza diffusa. In ogni appartamento ci sono 4 o 5 persone. Una presenza minima, ma che mette sempre in agitazione chi vive nello stesso palazzo o nel quartiere o alcune delle forze politiche che strumentalizzano". Gli ospiti partecipano anche a serate, a incontri nelle scuole, durante i quali raccontano la loro storia, i motivi della fuga dal loro Paese, i pericoli affrontati durante il viaggio. "Cerchiamo di farli conoscere, solo così si possono abbattere i pregiudizi e la paura", aggiunge Agostino Zanotti.

In tre anni di progetto Sprar sono passati negli appartamenti circa 400 migranti: "Provenienti soprattutto da Mali, Somalia, Eritrea, Ciad, Afghanistan e Pakistan", sottolinea Zanotti. A tutti viene offerto un percorso che prevede assistenza legale per le pratiche di richiesta asilo, assistenza sanitaria, insegnamento della lingua italiana, formazione professionale, attivazione di borse lavoro. "La crisi economica non aiuta – aggiunge –. È sempre molto difficile realizzare inserimenti lavorativi".

"L'Ambasciata per la democrazia locale a Zavidovici" è nata nel 1992 grazie ad un gruppo di volontari impegnati nell'assistenza delle popolazioni della ex Yugoslavia vittime della guerra. Oltre a portare aiuti nelle zone del conflitto, i volontari accoglievano i profughi. "In quegli anni c'era molta più solidarietà, forse anche perché era una guerra vicino al nostro Paese. Abbiamo accolto molte più persone senza alcun problema". (dp)

© Riproduzione riservata Ricevi la Newsletter gratuita Home Page Scegli il tuo abbonamento Leggi le ultime news