9 febbraio 2016 ore: 10:44
Immigrazione

Rifugiati: l'accordo con la Turchia non regge e l'Ue chiede aiuto alla Nato

In cambio di tre miliardi di euro, Ankara ha promesso di tenere sul suo territorio i rifugiati siriani ma le partenze verso la Grecia non sono diminuite. Merkel e Davutoglu d'accordo per chiedere sostegno all'Alleanza atlantica nel pattugliamento dell'Egeo
Rifugiati siriani a catania in attesa di accoglienza

BRUXELLES - L'Europa si è impegnata a pagare e ancora non ha visto risultati concreti. La Turchia non ha ricevuto un quattrino e già si ritrova assillata da richieste sempre più pressanti di gestire una crisi ogni giorno più complessa. Per il momento l'accordo tra l'Unione europea, che ha promesso tre miliardi di euro, e Ankara, che si è impegnata a limitare le partenze dei rifugiati verso la Grecia, scontenta tutti. Così gli attori coinvolti pensano di ricorrere a un aiuto esterno: quello della Nato. L'annuncio è arrivato dalla cancelliera tedesca, Angela Merkel, in viaggio ad Ankara per tentare, anche a nome dei partner europei, di rimettere l'accordo sui binari. “Utilizzeremo l'incontro dei ministri della difesa della Nato” in programma questa settimana a Bruxelles, ha anticipato Merkel, “per capire in che misura la Nato può sostenere il lavoro di Frontex e della guardia costiera turca”. Intenzione condivisa con il premier turco, Ahmet Davutoglu, che ha parlato di “sforzi comuni” che Germania e Turchia condurranno per coinvolgere l'Alleanza atlantica in compiti di sorveglianza nel mare Egeo, principale porta di ingresso dei migranti sul territorio europeo.

Come Merkel ha ricordato direttamente alle autorità turche, per l'Ue “è importante ci siano miglioramenti rapidi e visibili” nella messa in atto dell'accordo. Pressioni che cominciano a spazientire Ankara. “Da una parte ci dicono 'aprite i confini, fate entrare tutti' e dall'altra ci dicono 'chiudete i confini, non lasciate uscire nessuno'” ha lamentato il vicepremier turco, Yalcin Akdogan. “Senza nemmeno darci soldi, ci dicono 'prendere queste persone è una necessità di coscienza”, ha continuato, rivolgendosi provocatoriamente all'Ue: “Solo noi dobbiamo agire secondo coscienza? Perché non li lasciano entrare loro?”. Insofferenza manifestata anche da Davutoglu, che alla cancelliera ha ricordato che il paese accoglie già 2,7 milioni di profughi. “Nessuno – ha chiarito il premier – deve pensare che, visto che la Turchia accetta i rifugiati e si assume questa responsabilità, debba portare da sola il fardello” dell'accoglienza. 

Ad aumentare le tensioni tra Ue e Turchia, anche la decisione, da parte di Ankara, di chiudere il confine con la Siria bloccando circa 30 mila civili in fuga dall'offensiva del regime siriano sulla città di Aleppo. “C'è un dovere morale e legale di proteggere coloro che necessitano di protezione internazionale”, ha protestato l'Alto rappresentante per gli Affari esteri Ue, Federica Mogherini, chiarendo che “è indiscutibile che la gente che viene dalla Siria sia composta da siriani che hanno bisogno di protezione internazionale”. Un richiamo a cui il premier turco risponde reiterando le rassicurazioni giunte in questi giorni dal presidente turco, Recep Tayyp Erdogan e assicurando: “Come sempre provvederemo ai bisogni dei nostri fratelli siriani e li accetteremo” ma solo “quando sarà necessario”.

Da Ankara la cancelliera tedesca ha anche condannato duramente i bombardamenti che hanno costretto a fuggire da Aleppo migliaia di siriani. Sono “inorridita” dalle “sofferenze inumane” che queste persone devono subire, ha dichiarato Merkel, puntando il dito contro “i bombardamenti, soprattutto da parte russa” sulla città. Merkel ha anche spiegato che Germania e Turchia intendono chiedere all'Onu di far rispettare una risoluzione di dicembre, che invitava tutte le parti coinvolte nel conflitto in Siria a interrompere immediatamente qualsiasi attacco nei confronti della popolazione civile. 

© Riproduzione riservata Ricevi la Newsletter gratuita Home Page Scegli il tuo abbonamento Leggi le ultime news