15 settembre 2016 ore: 10:52
Immigrazione

Rifugiati, la nuova vita di Souad accolta in famiglia: "Ora mi sento a casa"

Lavorava come fotografa di matrimoni a Baghdad. Dopo aver vissuto per 6 mesi in un centro per richiedenti asilo a Klagenfurt in Austria, Souad si è trasferita da Margarethe. La sua storia è stata raccontata dalla fotografa Aubrey Wade nel progetto “No stranger place”
Progetto Unhcr: No Stranger Place

Foto: @Unhcr

Souad ha 49 anni, fa la fotografa ed è irachena. Margarethe di anni ne ha 59, è maestra d’asilo e vive in Austria con la sua famiglia. Grazie al progetto dell’organizzazione cattolica Diakonie, Souad da poco più di un mese si è trasferita a casa di Margarethe. Arrivata in Austria nel novembre 2015, Souad ha vissuto per 6 mesi in un centro per richiedenti asilo nel centro di Klagenfurt dove aiutava in cucina, a giugno di quest’anno è arrivata l’opportunità di andare a vivere a casa di una famiglia austriaca. “Mi sento in paradiso ora – dice Souad – Margarethe è fantastica, così come la sua famiglia. Mi sento a casa”. Margarethe è felice di avere compagnia, il marito infatti è fuori casa per lavoro tutta la settimana. “Questa esperienza mi ha arricchito – dice Margarethe – e mi ha insegnato a cambiare prospettiva: mi aspettavo una donna velata con una mentalità tradizionale, mentre ho incontrato Souad che è indipendente, di mentalità aperta e moderna”. 

Nel 2014 Souad lavorava come fotografa di matrimoni a Baghdad. Spesso le capitava di tornare tardi e una sera è stata aggredita da un uomo che l’ha minacciata con una pistola, l’ha spinta nella sua macchina e le ha chiesto da dove veniva, perché non portava il velo e se sapeva che la fotografia era proibita. Dopo questo episodio il marito di Souad ha iniziato a ricevere minacce di morte a meno che non avesse divorziato. Dopo un tentativo di avvelenamento che ha costretto il marito in ospedale i due hanno divorziato e lei è scappata dal Paese. Il viaggio che l’ha portata prima in Turchia e poi in Grecia non è stato semplice, non solo perché era una donna che viaggiava da sola ma anche perché Souad è diabetica. Salita su un treno per la Germania, ha chiesto di scendere in Austria perché non stava bene.  

Oggi Souad abita con Margarethe e la sua famiglia. Le piace cucinare, dà una mano in casa, sta studiando il tedesco e spera di poter tornare a fare il suo lavoro, la fotografa. L’esperienza di Souad e Margarethe fa parte del progetto “No stranger place” della fotografa Aubrey Wade e della scrittrice Nadine Alfa, realizzato in collaborazione con l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, in cui si raccontano storie di rifugiati e delle famiglie che in Europa hanno aperto loro le porte di casa. (lp) 

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